Una città per lo sport, lo sport per la città: il sogno di Fabio Pagliara e Paolo Di Caro descritto in un libro.

di Concetto Sciuto

Felicità interna lorda o…” FIL”, un neologismo che ha origini culturali e geografiche molto lontane come il Bhutan, ma è sbarcato anche alle falde dell’Etna, in una umida serata di settembre, grazie a Fabio Pagliara che, svestitosi per una sera da deus ex machina della salvezza del Calcio Catania, ci propone un suo libro scritto a quattro mani con il dottore Paolo Di Caro. Argomento? lo sport (of course), ma stavolta in una visione tutta “cittadina” e inteso come precipuo mezzo per il benessere personale.

Il testo, nomen omen, è intitolato: “Sportcity, viaggio nello sport che cambia la città” edizione Malcor D’, e in una visione antesignana e reattiva a ciò che ci stava per succedere, da marzo fino ai giorni nostri, la proposta è rivoluzionaria, allettante, visionaria, quanto più che fattibile. A spiegarcelo è proprio uno dei due autori, in una rapida intervista “lampo” concessaci pochi minuti prima che iniziasse la presentazione ufficiale nell’amena sede del “Palazzo della cultura” a Catania.

La prima domanda affonda nella più tradizionale, quanto imprescindibile, curiosità dove chiediamo:

Quale argomento innovativo è stato trattato in questo testo?

Un libro scritto da me e Palo Di Caro che presenta a livello italiano la trasformazione delle città da “smart city” a “sport city”, perché sosteniamo che la stessa comporti e inneschi una trasformazione verso il benessere del cittadino che la vive. Difatti, per ciò che riguarda lo sport non verrà più svolto solo nei posti canonici, ma verrà fatto utilizzando le piazze, i parchi, i lungomari. Ed è già in essere questa trasformazione a dir poco rivoluzionaria, e il Covid, in tal senso, è stato un acceleratore anche perché il libro è stato scritto prima (quasi profetico aggiungiamo noi) e a livello europeo e mondiale esistono da tempo dei luoghi dove questa idea è già in funzionate.

Quali? è la nostra, lecita, seconda curiosità.

Vedi, ad esempio, Berlino e Valencia dove esiste un meccanismo di “sportivizzazione” delle città trasformate in palestre a cielo aperto.

Ma chi trasforma chi?  Chi fa sport nei confronti della città o… viceversa?

Ambedue, perché nasce dall’esigenza del cittadino di star bene, perché lo stesso ritiene che il benessere passi sia da quello fisico, sia dal mentale, desiderio che potrà essere raggiunto in maniera più “semplice” (smart?) grazie alla trasformazione della città in tal senso. E questo, credetemi, lo si può fare con interventi a bassi costi e molto poveri dove puoi recuperare aree urbane abbandonate o lungomare distrutti.

Finito? Certo che no. Perché la serata, come a dare un ulteriore, consistente, contenuto culturale/valoriale a quanto detto prima, continua in un ideale passaggio di testimone, con un emozionante monologo di Mauro Berruto (già allenatore della nazionale italiana di pallavolo sette medaglie fra le quali quella indimenticabile di bronzo ai Giochi Olimpici di Londra del 2012. Dal gennaio 2016 è l’Amministratore Delegato della Scuola Holden – Storytelling & Performing Arts, fondata dallo scrittore Alessandro Baricco), monologo dall’altisonante titolo “Capolavori” dove ci ha raccontato i valori dello sport sulla base di storie private di atleti famosi, come ci spiega sempre Pagliara:

Una narrazione epica, molto emozionante, tra sociologia e filosofia sui valori dello sport e sulle più belle storie personali di atleti. Per chi ama lo sport lo spettacolo di Mauro è una pietra miliare perché ti trascina emotivamente su quanto lo sport può avere influenza sulla parte valoriale.

Perché, nel suo spettacolo “CAPOLAVORI”, ci condurrà in un’indagine appassionata che ci farà scoprire come il gesto dell’allenare non sia esclusivo di chi entra in uno spogliatoio, ma pratica quotidiana per mettere insieme persone, trasformarle in squadre e orientarle verso l’obiettivo.

E in effetti lo spettacolo, confermiamo in toto, merita ampiamente il tempo impiegato per ascoltarlo. Grazie a una struttura filosofica ci ha riportato indietro nei secoli fin all’antica Grecia dove tutto è nato: sport compreso. Una commistione, libro e monologo, ben architettata che consegna, nella sua interezza valoriale, l’importanza nella vita di un elemento catalizzatore come lo sport che deve essere praticabile da tutti, perché, se città “intelligente” deve essere, è giusto che lo sia grazie alle nuove tecnologie ma anche a iniziative “a latere” come questa che la rendono più fruibile, più nostra, più a dimensione umana: benessere e felicità inclusi. E perdonateci questa deriva che sembra affondare nella più melliflua retorica, ma solo perché, credeteci, ne abbiamo percepito la sua sincerità.

Catania, 6 settembre 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com