Il 10 dicembre 2023 si celebrerà il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (documento sui diritti della persona, adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) e il 25 novembre, all’interno del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, giunto alla XV edizione, è stato assegnato il Premio per la Pace dell’Ambasciata Svizzera in Italia al documentario con taglio giornalistico “Stai fermo lì” della giornalista-regista Clementina Speranza.

“Questa coincidenza è importante e assume un valore particolare perché il documentario “Stai fermo lì”, premiato tra numerosi film iscritti alla sezione, racconta una storia tipica del nostro tempo: è il frutto di una serie di guerre che l’Occidente ha dichiarato ai paesi Orientali lasciando poi irrisolti i problemi e creando nuovi e ulteriori problemi non ai governi, ma alle popolazioni indifese e a chi fugge e viene perseguitato ovunque vada. Proprio come nel caso di Babak, un agente di pace, un mediatore culturale che, a volte, viene vessato persino nella civile Europa. Stiamo pagando le colpe di una cattiva gestione della pace mondiale – spiega Maurizio Del Bufalo, direttore artistico del Festival -. Questo premio per la pace vuole essere un premio a chi, nonostante le condizioni in cui il suo Paese si trovi, riesce a lavorare per la pace di tutti anche a costo di pagare per le conseguenze del suo coraggio”.

Il documentario racconta la storia di Babak Monazzami, giovane iraniano che ripercorre la sua vita partendo dal ricordo della guerra tra Iran e Iraq. Aveva tre anni durante i bombardamenti degli aerei iracheni, quando con la sua famiglia si rifugiò sulle montagne. Le stesse montagne che oggi non può̀ più̀ rivedere se non in sogno. La sua vita inizia scappando e rifugiandosi, perché́ in Iran l’esistenza è ingabbiata in regole ferree che penalizzano e annullano la libertà e giustificano le crudeli repressioni che inducono Babak a fuggire. È l’Italia il Paese che lui sceglie. È a Milano che inizia la sua nuova vita ed è finalmente felice anche se per un periodo circoscritto perché anche sarà̀ costretto ad allontanarsi anche dal capoluogo lombardo.

“Babak è riuscito a trarsi fuori dal suo incubo. Tanti altri, però, vivono purtroppo ancora nelle condizioni di cui lui offre una testimonianza. Salutiamo dunque il coraggio di Babak e Clementina che danno una voce ai meno fortunati nella speranza che i loro destini possano un giorno migliorare – afferma Raffaella D’Errico, Console Onoraria della Svizzera in Campania –. Assegnando questo premio, l’Ambasciata di Svizzera intende mettere in evidenza come il rispetto dei diritti umani sia il presupposto necessario per ottenere una pace durevole. La difesa dei diritti umani deve andare al di là dei casi più noti ed eclatanti, ogni destino individuale vale la nostra attenzione”. La proiezione ha avuto luogo il 21 novembre all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, dove non sono mancati i saluti del ProRettore Augusto Guarino. Erano presenti sia il protagonista persiano Babak Monazzami, sia la giornalista-regista Clementina Speranza.

“Ho voluto la presenza di Babak e di uno dei suoi quadri perché è come se venissero fuori dal documentario”, chiarisce Clementina. Monazzami è anche un artista, nella scenografia ci sono spesso le tele dipinte da lui e in sala c’era una sua opera che riguarda i diritti umani: “La sposa bambina”

Alla proiezione erano presenti Mariano Bruno, Console Onorario del Principato di Monaco, Segretario Generale del Corpo Consolare di Napoli; Francesca Giglio console Onoraria delle Filippine; Stefano Ducceschi, Console Onorario della Germania; Gianluca Eminente, Console Onorario dell’Islanda; Valentina Mazza, Console Onoraria del Kazakhstan; Maria Luisa Cusati, Console Onoraria del Portogallo; Jacopo Fronzoni Console Onorario della Slovenia.

“I diritti umani rappresentano un valore cardine per la Svizzera. Sono parte integrante della nostra tradizione, della nostra storia e della nostra politica estera”, afferma Julie Meylan, Prima Segretaria dell’Ambasciata della Svizzera in Italia.

L’edizione 2023 del Festival, dal 15 al 25 novembre, si intitola Diritti minoriI bambini alla guerra. “Nella disastrosa situazione del nostro Pianeta, frutto di fenomeni globali di vasto impatto come cambiamenti climatici, guerre e pandemie, è necessario porre l’attenzione sul futuro del Pianeta stesso, ossia su quei ragazzi che ad oggi sono privati del loro diritto fondamentale: quello di crescere, sognare, giocare e progettare la propria vita”, spiega Maurizio Del Bufalo -. Al Festival si è parlato di bambini come quelli ucraini finiti d’un tratto al centro di una guerra che, secondo le ONG e le organizzazioni umanitarie internazionali, sono ‘al limite’ quando non addirittura ‘rapiti come bottino di guerra’ dalle forze russe. Di bambini che nel conflitto ci sono sempre stati, come quelli che abitano la Striscia di Gaza al centro di una nuova recrudescenza del conflitto israelo-palestinese. Di bambini ancora vittime di un mondo globalizzato che disegna flussi migratori insostenibili, come insostenibile è la vista delle 35 piccole bare che ospitano i sogni spezzati delle giovanissime vittime di Cutro. E di bambini colpevoli di trovarsi nel mezzo del conflitto Stato-Camorra o rei di essere figli degli oppositori del regime militare argentino degli anni Settanta, i desaparecidos, e in quanto tali strappati alle madri appena nati. Le due settimane del Festival hanno offerto anche incontri internazionali e approfondimenti.

Il documentario Stai fermo lì è in valutazione anche per il Florence Short Film Festival, The LA Festival of Cinema, Vertigo Film Fest – Milano International Short Film Festival, Stockholm Independent Film Festival, Melbourne Documentary Film Festival.

Redazione