La proiezione del film di Campisano “Il capo del mondo”nella giornata della legalità è essa stessa la vittoria dell’arte, il trionfo della pace sulla guerra, della “bellezza che salverà il mondo” contro tutti “I capi del mondo”.

Spente le luci, cuore, mente e occhi sono rapiti dallo stupore di un’opera che, certamente, è denuncia dei fatti, è coraggio del regista di denunciare, ma prima ancora è espressione di una libertà che all’arte non può essere negata: la libertà di essere se stessa ed esprimersi con il linguaggio della verità.

Negli occhi di oltre mille spettatori alla prima, i Magistrati Falcone, Borsellino, Livatino non sono sconfitti: trionfano. Sono guida e ispirazione, monito e colonna sonora di una giustizia autentica che trascende le trame del tempo e assurge a grido universale nel tempio del silenzio. Un silenzio che, oggi, nella sala del Cinestar, giammai è omertà, ma stupore e rispetto di una voce che ce l’ha fatta e alla quale è riservato lo scroscio di un plauso lungo e sentito. Senza vezzi, nè ipocrisie, diretto e onesto, occhi negli occhi, a tu per tu, come richiesto dal monologo al pubblico del suo lungometraggio, da un Campisano commosso e tenace, che arriva fino in fondo alla storia e la riscrive con la penna del cuore e i colori della coscienza.

La lotta alla mafia è lotta a tutte le mafie, è lotta a una mentalità ancor prima dell’azione, ad un atteggiamento che scrive la sceneggiatura dei fatti prima che essi vengano compiuti, dietro le telecamere dello scempio.

Il regista accende quelle stesse telecamere e dà loro luce e voce, smaschera e condanna il sopruso, la menzogna, il potere illecito; capovolge le scene e intona fiero la sua vittoria nei titoli di coda. Dietro le quinte di un backstage mirabilmente armonizzato dall’esuberanza vulcanica di Turi Condorelli, ilarità e struggente realismo si fondono in una sinapsi perfetta che dà vita ad una produzione, onore e vanto della nostra terra d’incanto.

Tiziana Rasà