Accolto con un (gratificante) sold out il ritorno al Don Bosco della compagnia del Teatro Stabile Gravina che, sabato 29 e domenica 30, ha messo in scena un classico del teatro di Nino Martoglio come: “Annata ricca massaru cuntentu”. Momenti toccanti all’apertura del sipario e durante i saluti finali, per un ritorno su un palco che è stato casa per la storica compagnia e anche in quel rincontrarsi con qualche amico del passato come Carmelo Caccamo, felice anch’esso di ritrovarsi tra vecchi amici.

Metabolizzato l’impatto iniziale, si andava in scena e sarebbe errato provare a cercare una trama univoca in questo famoso lavoro teatrale tutto siciliano. Sì, perché “Anna ricca massaru cuntentu” è, senza dubbio, palcoscenico dell’antica vita dei campi in Sicilia che contiene in sé decine e più trame dove l’amore osteggiato da desuete gelosie, i tradimenti, i piaceri del buon vino e del cibo, il cortile come improvvisato palcoscenico, sono tutti eventi che hanno fatto da leitmotiv intrecciandosi in altrettante storie che, come rivoli, affluiscono in quel fiume chiamato antica vita delle masserie. La commedia gravida di tutto ciò che era la società campestre, ti trasporta,piacevolmente,a un salto temporale a ritroso per rivivere le medesime emozioni di oltre un secolo fa. E così ci si ritrova ad ascoltarel’immancabile mattatore che, come antesignano dei moderni media,sostenuto da una rete social fatta di vendemmiatori in cerca di svago, ti racconta leggende di dame e cavalieri tra risate e prese in giro.Per la sua buona riuscita, un bravo va  al regista Franco Torrisi per l’assegnazione dei ruoli ai relativi attori dove ognuno ha giocato il suo con invisibili sbavature considerando anche il loro numero (ben quindici) e l’intercalarsi parossistico di battute su battute. Poi in scena lui, Carmelo Caccamo nel ruolo di Mastru Filippu, senza mai risparmiarsi, così come prevedeva il copione, ha tratto verve e linfa creativa dalla sua decennale esperienza e, soprattutto, equilibrato trascinatore abile nel rimanere sempre in sintonia e sincronia con tutti gli altri attori, dove finiva la bravura dell’uno e cominciava quella degli altri, nel mantenere il suo ritmo recitativo, non è stato facile davvero comprenderlo e questo perché la commedia è stata curata con l’unico valore possibile in questi casi: l’amicizia. Se da qualcosa bisognava cominciare,di meglio non si poteva desiderare,con un sold out che ha (piacevolmente) costretto gli organizzatori a un nuovo turno il sabato, tutto ciò fa ben sperare per il futuro perché adesso ci sarà una stagione da affrontare con il medesimo impegno, passione e perseveranza per dare nuova vita a questo immaginifico mondo dove “tutto è finto ma niente è falso”.

Concetto Sciuto