Danilo Ferrari: vi racconto il mio “Punto di vista”
di Concetto Sciuto
La location era tra le più straordinarie al mondo come “a Muntagna”, ma l’ospite di domenica sera, all’Etnamusa Festival a Bronte, lo era di più: Danilo Ferrari e già questo dovrebbe far capire quale fortuna hanno avuto il centinaio, e più, di spettatori nel poter assistere alla prima presentazione del suo nuovo libro “Punto di vista”, Nèon edizioni. Una raccolta di articoli pubblicati dal 2014 al 2019 su diverse riviste a tiratura nazionale che affrontano variegate tematiche raccontate dalla, non certo privilegiata, prospettiva di chi è affetto da tetraparesi spastico-distonica con assenza di linguaggio.
Non trascurabile problema fisico che se gli impedisce di muoversi in autonomia, indubbiamente non lo ostacola nel pensare, elaborare, sedimentare e comunicare profonde riflessioni, e questo il ragazzo nativo di Paternò lo fa prima con il cuore e poi (tecnicamente) con gli occhi, che in questo caso fungono molto, ma molto, di più del classico specchio dell’anima.
E di pensieri, che prendono corpo nelle parole e poi nella scrittura, è un fiume in piena l’ultima fatica letteraria di Danilo, un profluvio dove non esistono argini così alti da contenerne la loro portata dialogica e iconica, pensieri che, a loro volta, sono riflessi “iconemi” concepiti dalla sua sensibilità che coglie infinitesimali dettagli di vita, al di fuori di tediosi luoghi comuni, destrutturandoli e ristrutturandoli in argomentazioni parimenti pragmatiche, taglienti, ludiche, caustiche, ironiche, delicate e, cosa più importante, dannatamente reali.
Un testo, com’è nelle corde dell’autore, che diventa anche (o principalmente?) esegesi delle nostre anime e anticamera di un flusso di emozioni dove forma e sostanza collimano commuovendo, quando non deliziano.
Un attento, e desiderato, lavoro d’introspezione preparatorio a una faticosa, ma funzionale, operazione di maieutica che possa far parlare di sé, delle tematiche sociali annodate alla sua diversa condizione, ma in un rapporto empatico con gli altri come fossero vasi comunicanti che scambiano, in una relazione uno a uno, esperienze dissimili, e proprio per questo motivo dovrebbero essere ancora più ricche se non fosse che noi, “normodotati”, riusciamo a trasformarle in ipocrite problematiche.
“Punto di vista” sarà, pertanto, l’ennesimo tentativo di Danilo nel provare ad aiutarci a scrollare la polvere di dosso di una quotidianità intrisa di desueti luoghi comuni che pesano come macigni nelle nostre algide coscienze, ottundendo quel poco senso critico rimastoci utile ad accettare la disabilità come normale e ricca diversità.
E su questo, l’autore, va dritto come la prua di una nave, con il principale scopo di stimolare la ricerca “dell’essenziale invisibile agli occhi” perché “non ci sforziamo troppo a cercarlo quando non ce ne dimentichiamo proprio di farlo”.
Gli articoli “Della serie”, “Se l’abito non fa il monaco” e “Cosa pensa la gente” ne sono un concreto esempio. Ma non basta.
Ci ritroviamo a leggere una pubblicazione che è anche equilibrata combinazione di racconti di semplice vita quotidiana come la degustazione di buon cibo o la descrizione della professione del medico fino a giungere a… un trattato di psicologia? Se non è proprio così, siamo molto vicini. Perché Danilo ama spaziare anche su argomenti come il concetto di Io, memoria e coscienza, che nel suo caso, essendo anch’essi inchiodati su una carrozzella, vengono reinterpretati e rigenerati per essere messi lì pronti all’uso, fosse anche per superare l’atavica paura della morte. Avete letto “Epifania”? No? Bene, dopo vi sarò più chiaro il senso di tutto ciò che l’autore desidera trasmetterci, perché “E’ nella natura delle cose” (altro straordinario articolo) mutare nella sostanza restando inalterata la dignità dell’esistenza.
E in questo scorrere di pagine di (personale) vita, di una vita che vita non sembrerebbe ma che forse lo è più di altre, che cogliamo l’ennesima lezione che umilia i nostri più infimi egoismi, le nostre più insulse lamentele, i nostri più ingombranti “vorrei farlo ma non posso, non riesco”, pagine che, come un moderno demiurgo, (ri)modellano, inesorabilmente, le nostre coscienze. Un motivo in più per leggerlo con la dovuta attenzione, ponendoci però con lo sguardo di chi, invece, vorrebbe e non può ma ugualmente …fa.
Ed è un agire , quello di Danilo, apparentemente senza muoversi schivando, inoltre, giorno dopo giorno, i colpi di una insulsa falsa bontà edulcorata da ancora più falsi sorrisi accompagnati da un classico “quanto sei bravo” “sei un grande” (a parole), “ma per fortuna non ci sto io in quella carrozzella” (nei pensieri), fino all’uppercut finale mollato dalle occhiate di una mal velata pietas o sguardi di sufficienza che, mattoncino dopo mattoncino, hanno costruito questa raccolta di “lubrici” pensieri perché concavi specchi delle tante anime impure. Ci ritroviamo, così, con una pubblicazione dove la trama è il non arrendersi mai nel fare accettare la diversità in tutte le sue forme come indiscutibile ricchezza, mentre l’ordito è il reiterato concetto che l’handicap è solo un “modo diverso di essere normale”.
E dopo aver letto fino all’ultima pagina di questa poliedrica raccolta, ci rendiamo conto che potevamo riassumere i suoi contenuti anche solo in un nome e cognome: Danilo Ferrari. Credete sarebbe bastato? Forse sì, forse no, dipende dal nostro personale “Punto di vista”, naturalmente.
Catania, 5 agosto 2019
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine )