Il primo è stato Musacchio, l’ultimo (anche se solo per il momento) Lucas Biglia: il calciomercato estivo del Milan ha parlato anche argentino, tuttavia il legame tra i colori rossoneri e la terra di Maradona non è mai stato molto fortunato.

Biglia è il 22° argentino nella storia del Milan, ma i suoi predecessori – se escludiamo Hernan Crespo, protagonista di un’unica e grande stagione in rossonero – hanno davvero faticato a lasciare il segno.

Uno dei primi è stato Roberto Ayala, scudettato con Zaccheroni ma mai titolare in due stagioni da 35 presenze totali. Con lui, in quello stesso periodo, c’era anche Guly che riuscì a fare sicuramente meglio prima di toppare clamorosamente all’Inter.

La tradizione sfortunata è proseguita con gli arrivi di Coloccini, Redondo e Chamot, che perlomeno è riuscito a ritagliarsi un ruolo di comprimario tra campionato e coppe europee. Restando in tema di difensori argentini non possiamo che citare Grimi, autentica meteora rossonera con sole 4 presenze all’attivo.

E che dire di Maxi Lopez? Tutti noi ci ricordiamo l’estenuante trattativa che lo ha portato al Milan, con la ‘Galina de oro’ rinchiuso in hotel per tre giorni ad aspettare la chiamata di Galliani. Alla fine l’ex Catania rimase soltanto sei mesi, riuscendo comunque a segnare 2 reti in 12 partite.

A proposito di ex Catania, non è andata sicuramente meglio a Silvestre che è arrivato dall’Inter in prestito oneroso con un diritto di riscatto mai esercitato dopo sole 4 partite giocate in un anno. Gli ultimi argentini in ordine di tempo ad essere approdati al Milan sono stati Ocampos, Sosa e Vangioni.

Gli ultimi due sono in cerca di una sistemazione dopo un’annata piuttosto mediocre, specialmente per Vangioni che ha dovuto aspettare gennaio per esordire. Ocampos, invece, non si è mai adattato ed ha fatto ritorno al Genoa dopo sei mesi in prestito conditi da appena 12 presenze.

Ora tocca a Musacchio e soprattutto a Biglia invertire una tendenza sin qui totalmente opposta a quella dei cugini dell’Inter, dove gli argentini hanno fatto la storia.
Marco Trombetta