La Sicilia attraverso gli occhi degli invasori digitali

#invasionidigitali2017, anche l’arte e la cultura sono social

di Serena d’Arienzo

É finita l’era in cui le “invasioni” lasciavano, al loro passaggio, una scia di morte e distruzione. Quelle di questo millennio esaltano la cultura e la bellezza. Le città e i luoghi d’arte aspettano solo di essere invasi. Se si pensa poi che l’Italia è la Nazione che detiene il primato mondiale per la presenza e varietà del patrimonio artistico e culturale, tanta bellezza viene voglia di condividerla!

Grazie allo straordinario potere del web 2.0, l’iniziativa nazionale #invasionidigitali ha reso possibile tutto questo, diffondendo sulle piattaforme informatiche e sui socialnetwork le atmosfere dei luoghi d’Italia, attraverso lo sguardo di chi li ha vissuti e amati. Strade, siti, scorci, panorami e musei sono i soggetti di vere e proprie narrazioni visive che, come nei racconti più belli, vogliono essere immortalati e condivisi.

Una nuova concezione dello spettatore, quindi, che da visitatore passivo diventa attivo e partecipe dell’offerta culturale. Ecco che il museo rappresenta una dimensione capace di essere trasfigurata in una piattaforma sociale e digitale, mettendo in connessione fra loro vari soggetti: artisti, visitatori, critici, collaboratori, appassionati d’arte. Un modo nuovo di creare e divulgare arte e cultura, sensibilizzando le istituzioni all’utilizzo del web e dei social media per la realizzazione di progetti innovativi.

L’edizione 2017 di #invasionidigitali, conclusasi recentemente, ha generato nuovi presupposti di sperimentazione e promozione culturale, ponendo al centro dell’attenzione mediatica una ventina di località siciliane.

Tra i luoghi oggetto di “scorrerie” digitali, la Galleria Abatellis di Palermo, per la prima volta teatro di un’invasione 3D da parte degli studenti del DARCH dell’Università di Palermo seguiti dalla professoressa Laura Inzerillo. Al Castello Ursino di Catania, invece, si ripetono ormai da tre anni le invasioni 3D degli studenti della professoressa Cettina Santagati del DICAR dell’Università catanese.

E poi ancora Avola, Rufo Ruffo a Scaletta Zanclea, nonché #invadiakragas210a.C., spettacolo teatralizzato della conquista di Akragas (l’attuale Agrigento) da parte dei Romani, in cui gli invasori digitali hanno potuto -a loro volta- “assalire” gli storici conquistatori.

Ma cos’è che non deve mancare durante un’invasione in stile 2.0?

La condivisione, ovviamente! Post, foto, video condivisi sulle proprie pagine social, usando -tra gli altri- l’ashtag #invasionidigitali. In Sicilia, sin dalla prima edizione, quello più usato è stato #siciliainvasa con l’aggiunta progressiva dell’anno: quest’anno #siciliainvasa2017.

Una manifestazione che, dalla sua inaugurazione avvenuta nel 2013, ha fatto registrare un cambio di approccio verso i beni culturali da parte degli addetti del settore, delle istituzioni e quindi del pubblico partecipante. Se nella prima e nella seconda edizione, infatti, le norme inerenti le foto nei musei erano alquanto restrittive, con il Decreto Franceschini del 2014 si è finalmente consentita ai visitatori anche una divulgazione dell’esperienza reale sul mondo virtuale, in un’epoca che fonda la propria forza comunicativa sulla potenza virulenta e virale delle immagini.

Non a caso, a valutare con attenzione, le invasioni nell’era digitale non rappresentano soltanto un evento ludico di carattere culturale ma anche un potente strumento di divulgazione e promozione del territorio, rinnovando da un lato il senso di appartenenza della comunità locale e dall’altro dando la possibilità di conoscere nuovi luoghi e la loro storia.