L’Isola a metà strada tra disagio sociale e riscatto economico

di Serena d’Arienzo

La Sicilia, si sa, è la terra dei contrasti e delle grandi contraddizioni. Riconosciute potenzialità in un’isola segnata dalla storia e che da sempre ha sofferto del divario socio-economico con il resto del Paese e del cosiddetto “continente”.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat nel report su “condizioni di vita e reddito”, in Sicilia aleggia il fantasma della povertà e dell’esclusione sociale, con oltre 2 milioni 700 mila persone che rischiano di rimanere ai margini della società. Un dato in aumento che ha toccato il 55,4% nel 2015 rispetto al 54,4% dell’anno precedente.

Il quadro che ne emerge è quello di una regione con i più alti tassi di povertà, deprivazione e bassa occupazione, con un rischio d’indigenza che tocca il doppio rispetto alla media nazionale, tanto da far salire la percentuale al 42,3%, così come il numero di persone in stato di grave deprivazione, ormai al 27,3%.

Una condizione che tuttavia, nonostante le grandi difficoltà del momento storico, non affossa la Sicilia e le sue risorse umane, tanto da trovare in esse la forza per reagire e trovare risposte.

Non a caso, la Sicilia è la quinta regione più innovativa in Italia dopo Campania, Lombardia, Lazio e Puglia. Nel terzo trimestre del 2016 l’Isola ha registrato 1803 nuove imprese, con un vero e proprio boom di startup, soprattutto tra i giovanissimi, pari al 27,7%, ovvero tre su dieci costituite da under 35. In crescita anche la componente femminile, che costituisce il 18% delle start up.

La città isolana a più alta innovazione è senz’altro Catania secondo quanto emerso dai dati del Ministero dello sviluppo economico, con 101 startup innovative e con un tasso di crescita e sviluppo pari al 34,9% del totale regionale. Palermo al secondo posto con 79 startup pari al 27,3 % del totale in Sicilia, e poi ancora Messina con 39 (13,5%), Agrigento con 21 (7,3%), Caltanisetta con 16 (5,5%), Siracusa con 13 (4,5%), Trapani con 11 (3,8%). Fanalino di coda Ragusa con 6 (2,1%) ed Enna con 3 start-up innovative (1%).

Risulta pertanto evidente un avvicinamento da parte dei giovani al mondo delle imprese che, nonostante la congiuntura storica e le difficoltà insite nel territorio, dimostra senz’altro un aumento degli strumenti di riscatto capaci di volgere una semplice idea o progetto in un’effettiva realtà economica e occupazionale.

Una storia, quella siciliana, dai toni contrastanti. Da una parte la fragilità e l’inerzia, dall’altra lo slancio e la rivalsa. Una storia aperta ancora tutta da scrivere e, si spera, a lieto fine.