di Tino La Vecchia
Si dice che ogni partita è gara a sé, ma è anche vero che alcune gare
confrontate fra di loro presentano parecchie analogie.
Nella gara d’andata, il Catania si presentava a Paternò forte delle
prime 7 vittorie iniziali, al ritorno i rossazzurri affrontano la gara
dopo 8 vittorie consecutive e una promozione vicina meno di un
soffio.
Troppa differenza tecnica fra le due squadre nella gara d’andata,
troppa differenza tecnica nella gara al Massimino. Ma mentre nella
gara d’andata il Paternò è stato travolto per 4-0 senza
nessun’attenuante, stavolta non ha demeritato e per tutto il primo
tempo ha giocato meglio del Catania, poi, come è capitato per tante
volte in questo campionato, la panchina del Catania, folta e di qualità,
ha fatto il resto.
Insomma, alla fine non poteva esserci risultato differente della vittoria
del Catania, e la vittoria è puntualmente arrivata.
Mancano 9 gare alla chiusura del campionato se per assurdo il Locri,
secondo in classifica ma staccato dai rossazzurri di ben 17 punti,
riuscisse ad ottenere tutti i 27 punti a disposizione al Catania
basterebbero appena 10 punti in 9 gare per ritornare in serie C.
In termini logici si può affermare che il Catania dovrebbe ottenere la
promozione aritmetica nella serie superiore con 5 o addirittura 6 turni
d’anticipo.
Per intanto il Catania ha fatto 13 in quanto ha vinto tutte le 13 gare
disputate al Massimino.
Per il derby col Paternò Ferraro ha mandato in campo una formazione
collaudata con Bethers a custodia dei pali, Rapisarda, Castellini,
Lorenzini e Boccia nel pacchetto arretrato, Vitale, Lodi e Rizzo a
centrocampo con Chiarella, Sarao e De Luca in avanti.
Il Paternò di Campanella ha schierato un 4-3-3 ma ha badato più a
bloccare le iniziative del Catania che ad offendere.
Per tutto il primo tempo il Paternò ha giocato meglio del Catania.
Dopo un quarto d’ora anonimo, al 17’ Chiarella è andato vicino alla
rete ma il portiere ospite Mittica si è salvato di piede. Al 18’
clamorosa occasione per gli ospiti quando Piciollo, il migliore dei
suoi, con un tiro a spiovere ha colpito la traversa in prossimità
dell’incrocio dei pali.
Poi per l’intera frazione di gioco non è successo niente di rilevante al
di là di un calcio di rigore reclamato dagli ospiti.
Nella ripresa le due squadre si sono presentate con gli stessi
schieramenti di partenza del primo tempo. Al 47’ ancora il Paternò
vicino al vantaggio. Al 49’ Palermo ha preso il posto di Lodi e al 53’
Russotto è subentrato a De Luca.
Al 59’ la gara si è sbloccata quando una discesa di Rapisarda sulla
destra è stata fermata in maniera fallosa. Si è incaricato della
punizione Sarno e il suo spiovente tagliato è stato corretto in rete da
Palermo. Al 66’ Jefferson ha preso il posto di Sarao, oggi in ombra. Il
nuovo entrato al 68’ appena in area ha tirato in maniera violenta il
portiere del Paternò ha respinto ma non è riuscito a trattenere, sulla
ribattuta si è lanciato Palermo che, forse aiutandosi con un braccio, è
riuscito a mettere dentro. In serie D manca il VAR, altrimenti l’azione
sarebbe stata rivista, come avrebbe meritato di essere rivisto al VAR
un netto fallo di Rizzo proprio al limite dell’area di rigore. Nella
prima occasione lo strumento tecnologico, al 90% avrebbe dato
ragione all’arbitro Cristiano Ursini di Pescara, ma si è avuta
l’impressione che nel secondo caso il VAR avrebbe vanificato la
prodezza di Palermo.
Al 76’ attimi di paura quando Sarno, per una probabile distorsione al
ginocchio, è stato costretto a uscire in barella, al suo posto
Forchignone. Di sicuro non è stata la prestazione più bella del
Catania, comunque, ciò che conta alla fine è il risultato finale e il Catania ha
vinto, ragione per cui va tutto bene, ma il Paternò, è giusto dirlo, non
ha demeritato.
Adesso per il Catania la difficile trasferta sul campo del Sant’Agata.
Le vittorie consecutive adesso sono 9, limite massimo raggiunto
all’andata prima del pareggio sul campo della Cittanovese.
Ma per il Catania edizione 2022-23 sembra non esistano limiti.