Mantenere una promessa, nonostante gli eventi contrari, dà maggiore credibilità a ciò che si fa. Concerto di fine estate doveva essere e, rinvio più che motivato a parte, così è stato. Si è svolta martedì sera, nell’Aula Magna del Turrisi Colonna di Catania il concerto di fine estate eseguito dall’orchestra del medesimo istituto e diretta, con inalterata bravura, dal maestro Fabio Raciti, oramai da anni tetragono punto di riferimento per i suoi allievi -e stavolta anche ex allievi- che ha condotto con amorevole maestria mista a pura passione. Il progetto è di quelli importanti: “Il Turrisi non va in vacanza e riparte…”autorizzato dal Ministero dell’Istruzione, ed è così importante da meritare un “parterre de rois” affollato da numerose autorità: dal prefetto di Catania dottoressa Librizzi a rappresentanti “stellati” delle forze armate comeMarina, Aereonautica, Carabinieri e Guardia di Finanza insieme a una delegazione in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale Catanese. Di eccezionale a ciò che abbiamo assistito, oltre l’indiscussa, ottima, performance dell’orchestra sinfonica, è che questo concerto rappresenta la sintesi di una volontà che, come una sorta di desiderata legge del contrappasso, per ciò che tutti gli artisti hanno vissuto durante i mesi di lockdown, si è imposta alla (desueta) logica delle vacanze estive. Una decisione matura, coraggiosa e condivisa, come quella di spendere i mesi estivi per riprendere a fare in presenza ciò che più si ama: ferie o caldo insopportabile poco importa, si prova, punto, fosse anche il dodici di agosto con 47°. I risultati? sono sotto gli occhi, pardon, le orecchie di tutti, con l’ottima esecuzione di brani scelti con il bilancino dell’orefice che hanno instillato, in un crescendo torrenziale, un fluire d’emozioni in una sequenza geografica/sentimentale che da Catania, attraversando la Sicilia, è giunta fino “al west” di Morricone per finire in quella leggerezza tipica dell’Operetta. Ma prima d’inoltrarci in questo viaggio (inter) emozionale, si comincia con l’inno di Mameli e già dalla sua esecuzione si percepiva l’alto livello qualitativo della serata difatti: quanti di voi hanno mai ascoltato il nostro inno nazionale nella sua interezza e con un’incantevole voce da soprano come quella della (neo) professoressa Marzia Catania? A seguire una dedica alla nostra città e al suo figlio più famoso “Vincenzo Bellini” che diventa naturale protagonista e incipit del concerto con l’esecuzione della Sinfonia della Norma, cui faceva seguito la celebre Casta Diva, ascoltandola ci ricorda come la bravura del “Cigno” cominciasse là dove finiva quella degli altri. L’intermezzo della Cavalleria Rusticana è l’omaggio “siciliano” da parte dell’Istituto al Beato giudice Livatino in occasione del trentunesimo anniversario del suo assassinio. Mentre coreografica è stata l’esecuzione del valzer numero 2 di Shostakovich grazie al corpo di ballo “Danzando l’ottocento” rigorosamente in costume d’epoca, il tutto curato da Lucia Siragusa.  Eravamo già saturi di emozioni? sì, ma ugualmente sì è riusciti a lasciare ampi lembi di spazio per accogliere nuovi brividi generati da quel monumento italiano della musica che è stato il compositore, e direttore d’orchestra, Ennio Morricone. Così, per rimanere ancora in terra sicula ci si delizia con le note della colonna sonora di “Nuovo cinema paradiso”, per poi idealmente tuffarsi nelle acque delle cascate dell’Iguazù con la musica di “Mission” e per finire con “C’era una volta il west”: tangibile esempio di quando, a volte, la colonna sonora racconti più del film. La pianista Anna Maria Calì e il soprano Marzia Catania sono state quel quid in più per potere, serenamente, affermare questo. Due operette per finire in leggerezza tratte dalla “Vedova allegra”: “Romanza della Vilja” e “Tace il labbro”, e un bis con il medesimo brano da cui si era cominciati -La Norma- a chiusura di un percorso circolare che ha attraversato le vibranti aree emozionali che solo la (buona) musica riesce ad attivare. Dopo uno sincero “viva Bellini” da parte del pubblico-contingentato-, c’è stato il saluto finale da parte del Dirigente Scolastico Prof. Emanuele Rapisarda che, con palpabile commozione, ha esteso un caloroso ringraziamento a tutti i docenti, collaboratori, personale non docente e naturalmente gli allievi, per l’abnegazione dimostrata durante tutto il periodo estivo che ha evidenziato ancor più il loro “maledetto amore” per la musica e la gioia per “aver riconquistato spazi di normalità”. Ovviamente un particolare grazie è stato rivolto al maestro Raciti che “è impazzito”-testuali parole del Dirigente- quando ha saputo della coraggiosa ed esaltante iniziativa. A chiusura si potrebbe solo aggiungere che ancora sono ragazzi e cresceranno ma sbaglieremmo, forse è il momento di dire solo che sono ragazzi. Un complimento che sa più di una semplice metafora, non fosse altro che se lo sono meritati per la maturità dimostrata.