Più determinati di prima: ricominciamo da noi. I locali pubblici della movida catanese post Covid-19

di Concetto Sciuto

Sono migliaia le storie, sotto il profilo dei danni subiti dai gestori dei locali pubblici, che questa pandemia ha creato nel suo naturale, esiziale, incedere, costringendo a ridisegnare la mappa di tanti progetti, d’innumerevoli desideri, d’indispensabili sogni coltivati da un’infinita schiera di giovani (e non) che hanno creduto in loro stessi, nella forza delle personali iniziative imprenditoriali. Storie di cui non sapremo mai genesi e apocalisse, magari diverse nella sostanza ma accomunate (oggi) nell’identica essenza: o si ricomincia dal nulla o si cambiano mete e programmi.  E così nella (nostra) Catania che non dorme mai, che vorrebbe ripartire da uno dei suoi tanti punti di forza, come la vita notturna, abbiamo pescato a caso, tra queste infinite storie, una che possa essere rappresentativa dei tanti danni economici/morali subiti da tutti quei locali pubblici tipici della movida catanese. Così, ci si ritrova in un sereno venerdì sera di fine maggio, zona “Le Ciminiere”, in uno di questi… Lounge bar? Wine Bar? Pub? poco importa la definizione di certo, al di là  dell’ingessato nome, sono specchio e cornice della vivacità della città etnea  e siamo qui per chiacchierare con Andrea Urzì & Gianluca Sardella, trentenni con una incontenibile, quasi parossistica, voglia di fare il mestiere che più gli piace, recondito sogno di ognuno di noi.  Anch’essi, inevitabilmente, colpiti dagli effetti “crisi da chiusura forzata” che, come una mannaia, ha reciso quanto di buono avevano costruito dal giorno dell’inaugurazione: solamente un mese e nove giorni prima che arrivasse questo invisibile tsunami biologico.  Una storia come tante dicevamo, ma che contiene in sé lo spirito di tutti quei ragazzi che hanno creduto nelle diverse potenzialità della loro città, preferendo rischiare qui, a casa loro, schiavi di nessuno se non delle loro passioni. E avidamente ascolti il racconto di Gianluca che ha ceduto un redditizio bed & breakfast, sito nella centralissima piazza Stesicoro che per la terza o quarta meta turistica d’Italia per numero di prenotazioni è una gallina dalle uova d’oro, per reinvestire tutto in qualcosa di incerto ma che gli donava più soddisfazioni, come quello di essere (in)diretto protagonista, tra un mojito e un sushi, di quella movida catanese con cui è cresciuto.  Ma quella vera ci precisa, fatta di incontri e relazioni dialogiche anche (o soprattutto) con lo sconosciuto del tavolo accanto, accompagnate da tanta buona musica in discreto sottofondo. A fargli compagnia, nell’affrontare queste montagne russe com’è diventato oggi il percorso imprenditoriale, il suo socio Andrea che ha speso tutti, ma proprio tutti, i suoi risparmi per condividere il sogno suo e del suo amico. Nel frattempo, arriva lui, cinque lettere, un trattino e un numero a due cifre che azzera progetti, desideri, sogni.

Stentiamo a crederci, ma le perdite registrate dai due ragazzi sono quasi a cinque zeri (sottolineiamo cinque!) e così immaginiamo una risposta più che scontata quando gli chiediamo se qualcuno gli è (S)tato vicino in questi momenti di oggettiva difficoltà. “No, nessuno, banche comprese, ma si va avanti lo stesso”, è la replica secca che riceviamo, di quella dove comprendi l’inutilità di una controreplica. Tutti mancati guadagni con cui avrebbero pagato buona parte dei debiti, per poi sperare di cominciare a vedere qualche primo frutto delle loro coraggiose scelte.

Ad oggi ti ritrovi, invece, oltre a ripartire dall’anno zero (in tutti i sensi conto corrente compreso), a cambiare il concept della location, oltre a mantenere le arcinote distanze di sicurezza con dimezzamento dei coperti, uso delle mascherine, del disinfettante e costretti a stare seduti.  Eppure, quando la serietà e la correttezza ripaga, lo fa sempre con la stessa moneta, pertanto ci confida Andrea che, grazie al sold out del primo mese di lavoro, sono riusciti a non mettere in difficoltà i fornitori e con inenarrabili sacrifici hanno onorato tutti gli impegni. Una scelta di onestà che rispecchia la loro voglia di riprendere, più determinati di prima, un’attività che, in soli quaranta giorni, era diventata già un punto di riferimento per la movida catanese, ci precisa Gianluca con un tono perentorio come di chi ha solo accarezzato per troppo poco tempo quel sogno inseguito da anni.

Due ragazzi, una storia, di quelle che ti mettono in seria discussione alcuni desueti preconcetti sui giovani d’oggi, i bambocci dell’ansiosa ricerca del posto fisso o di quelli che attendo che il lavoro bussi alla loro porta o che credono fermamente ci sia l’eldorado oltre i confini isolani.  Invece, ci ritroviamo due trentenni guidati, come diceva un grande filosofo, dalla ragione ma che è sempre schiava delle (loro) passioni e con l’immarcescibile voglia di stare in mezzo alla gente, impregnandosi in umane relazioni, organizzando serate, così come faceva Gianluca fin da adolescente.

E perseveri in questa scelta anche quando scopri, dopo questa sberla, che l’imprenditoria è diventata sempre più una roulette russa, ci dice Andrea. Oppure, conclude Gianluca, un’esperienza che ci è servita per imparare ciò che non avevamo mai considerato, un elemento che sta alla base nel fare l’imprenditore: l’imprevisto. “Perché potevamo mettere in conto tutto, come dimezzare il fatturato, diminuirlo anche meno della metà, ma mai azzeralo e…  in poco più di quarantott’ore, ripartendo come se fosse il primo giorno”.  Ma da zero si può solo risalire, aggiungiamo noi, e lo diciamo facendogli il più gigantesco in bocca al lupo e non per mera, melliflua, inutile, retorica. Non lo meriterebbero né loro, né tutti quelli che, come loro, stanno ancora provando a risalire, a mani nude, un’ardua, impervia, china.

Catania, 31 maggio 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com