Michele Murri ( il nostro fantastico Nuccio Pappalardo ) è appena uscito dal manicomio ( ma questa parola non si deve dire ed è un segreto fra lui e la sorella Teresina, interpretata da Agata Tarso, e fa il suo rientro a casa appunto dalla sorella che, suo malgrado, si trova costretta a mandare via il suo co-inquilino, lo squattrinato Don Luigi ( magistralmente interpretato da Stefano Mazzaglia ), data la mancanza di altre stanze. Ma il Michele, per tutti assente da un anno e più per viaggio d’affari, “sembra” guarito e sembra quasi sforzarsi nel sembrare tornato normale ma in effetti elabora ogni parola che gli viene detta perchè , nel suo costrutto mentale, bisogna attribuire ad ogni parola il proprio significato “c’è la parola adatta ? Usiamola”. E proprio da questo suo patologico ragionamento, quasi “uscito in fantasia” come direbbe l’amico Luciano De Crescenzo, nascono tutte le situazioni comiche che ci fanno apparire ogni personaggio matto in mezzo ad una gabbia di matti. Da Luigi che vuole far valere le sue capacità di teatrante, dal pianto al riso dal riso al pianto; e poi Ettore ( Domenico Rizzo ), amico di Luigi, assicuratore nei guai per aver utilizzato impropriamente per proprie “spesucce” il denaro dei propri clienti; ed ancora Olga ( Mariachiara Signorello ) fidanzata di Ettore felice di apprendere che il suo fidanzato ha appena vinto 5 milioni e quindi con la possibilità di coronare i propri sogni; Vincenzo Gallucci ( Giovanni Di Gregorio ) che invita tutti a casa sua , anche lo squattrinato Luigi, per il giorno del suo compleanno ( con qualche difficoltà nello stappare la bottiglia di champagne …… situazione abilmente sfruttata quasi da teatro d’improvvisazione ) che Michele traduce nel suo funerale mandando, qualche scena prima, un telegramma all’odiato fratello Attilio ( Bernardo Cosentino ) per comunicare la morte del congiunto e quindi con lo stesso Attilio che giunge affranto facendosi anticipare da una ghirlanda di fiori portata dal fioraio ( Santo Palmieri ) e due popolane ( Grazia Chiara e Maria Luisa Di Gregorio) nel bel mezzo della festa di compleanno. Ed ancora situazioni tutte create da Michele ivi comprese le dichiarazioni amorose fra Luigi e Evelina ( Carmelita Rizzo ), figlia di Don Giovanni ( Pippo Grillo ) padrone di casa dove viveva Teresa, scambiate con quelle dello stesso Don Giovanni che avrebbe sperato nella mano della sua stessa inquilina, sempre per gli scambi interpretativi di Michele.
Ed ancora a ruotare attorno a queste gags tante altre figure : Checchina la cameriera ( Cristina Anfuso ), Filomena ( Federica Caruso ) altra cameriera, il Dottor Croce ( Giovanni Emmanuele ), Saveria Gallucci ( Marzia Fiume ) moglie di Vincenzo.
Ma la pazzia mai guarita, se mai si potesse guarire, di Michele esce fuori nel finale “perchè i pazzi siete voi” quando addita Luigi quale pazzo ed in quanto pazzo, dato che “la causa di tutti i mali, dov’è ? Nella testa” si presenta in scena con una falce per tagliare la testa al povero giovane; viene fermato in estremis dalla stessa sorella che lo porta via con se garantendogli che il “pazzo” Luigi sarebbe stato portato in manicomio.
Il finale struggente, almeno nelle riflessioni, del saluto di commiato da parte di Michele viene poi compensato dal rimettersi le giacche da parte di ogni interprete maschile salvo accorgersi che da tutte mancavano i bottoni che un “lucido” Michele aveva strappato ma non dalla propria.
Geniale.
Splendida interpretazione da parte di tutti i componenti della compagnia, con sopra le righe un fantastico Nuccio Pappalardo nel ruolo di Michele, capace di una grande espressione mimica e preciso e puntuale nei suoi interventi e riflessioni su ogni parola “ c’è la parola adatta ….. perchè non la dobbiamo usare” e poi da segnalare, per quello che ci ha personalmente colpito Stefano Mazzaglia specialmente nella recitazione della sua poesia “Ora Mistica”, interrotto quà e là da Michele sempre nel tentativo di far “filare il ragionamento”.
Voglio ricordare qualche passaggio di “Ora Mistica”, perchè sono convinto susciterà il sorriso nel lettore che ha avuto od avrà la possibilità di seguire lo spettacolo.
Luigi :
“Buio nel cimitero
gelo di marmo,
sagome di tombe,
loculi disadorni.
Erbetta, erbetta.
Gira il custode
e non gli sembra vero
di udire il chiacchierio
delle civette.
Lento e pesante il passo
del custode: CRA…CRA…
si sente e riconosci quello.

Michele: Quella…

Luigi: Quella chi?

Michele: La rana !

Luigi: E che c’entra la rana ?

Michele: Voi avete detto che si sente: cra… cra…

Luigi: Ma cra…cra… è il suono del passo del custode! E’ il rumore dei piedi nel brecciolino dei viali!

Michele: Fino a prova contraria da che mondo è mondo sono sempre state le rane a fare cra …cra…

Luigi: Il vostro ragionamento non fà una piega, ma io non ho trovato di meglio per descrivere ritmicamente il suono dei passi del custode! Fatemi andare avanti, abbiate pacienza! Dunque:
Cra… cra…
( e tenta di riprendere la poesia )
si sente e riconosci quello.
Fiero, impettito e con le mani forti
chiude con due mandate quel cancello.
Ecco quel cubo grigio:
è la sua casa.
Ora dorme pesante:
ulula il vento.
Dorme il custode ignaro,
dorme nella sua tomba di cemento.
Chi è? Che vedo?
Pallido e disfatto
s’incammina e s’avanza Sergio Pròculo.

Michele: E chi è sto Sergio Pròculo?

Luigi: E’ un signore che cammina dentro al cimitero.

Michele: Di notte?

Luigi : Di notte!
Chi è? Che vedo?

Michele: E’ un console romano?

Luigi: No, è una persona qualsiasi!

Michele: E perché si chiama Pròculo?

Luigi E perché io mi chiamo di cognome Strada? Perché voi vi chiamate Murri? Ne la fate più lunga… ve prego… questo cristiano si chiama Pròculo, e basta! Andiamo avanti… se mi fate andare avanti!
Chi è? Che vedo?

Michele: Ma chi dice: chi è? che vedo?

Luigi: Se mi interrompete in continuazione, non lo saprete mai!

Michele. Ma allora c’è un’altra persona dentro al cimitero!

Luigi: niente affatto, non c’è nessun altro.

Michele: Ma allora chi è che dice: Chi è? Chi vedo?

Luigi: Lo dico io e basta!

Michele: Ah… vede che avevo ragione? Dentro al cimitero ci siete voi!

Luigi: No! Io sto a casa mia! E’ il poeta che parla! Sono visioni, allucinazioni che ha lo scrittore nel momento della creazione poetica!
( e ricomincia l’interpretazione della poesia )
Chi è? Chi vedo?
Pallido e disfatto
s’incammina e s’avanza Sergio Proculo.

Michele: Io non vorrei interrompere questa performance poetica, ma mi sbaglio o il custode è andato a dormire nel cubo di cemento? E’ vero?

Luigi: Si.

Michele: E ha anche chiuso il cancello con due mandate? Ditemi se sbaglio.

Luigi: No… no… va bene!

Michele: E allora, come ha fatto ad entrare Sergio Proculo? Da un cancello chiuso, fino a prova contraria, non si può entrare!

Luigi Vabbè, avete ragione voi: se vede che era entrato la sera prima!

Michele: Allora il cancello si chiude una sera sì e una sera no? O si chiude tutte le sere o si lascia sempre aperto!

Luigi:, io posso anche finire di dire questa mia poesia e così non se ne parla più!

Michele: E andiamo avanti!

Luigi ( riprende la poesia ) :
S’incammina e s’avanza Sergio Proculo.
Stanco si ferma,
geme e di soppiatto
si china
e poggia il capo su di un loculo.

Michele: Ah…ecco…Finalmente si è capito perché si chiama Sergio Proculo: è per fare rima con loculo!

Luigi: E già… per la rima…
Un gufo veglia, ride una civetta,
e piove, piove.
Il fiume s’è ingrossato.
Schiocca una saetta
e uccide Sergio Proculo chinato.
Sul loculo.
Ecco l’alba
ecco il sole
ecco il sereno.
Che vedo intorno al loculo?
Un pezzetto di camicia
un fazzoletto
un bottoncino
una scarpa slacciata
un pedalino
una matita rotta
un portachiavi
una carta d’identità stinta:
non si capisce il nome.
Età: ventuno.
Altezza: un metro e ottanta.
Colorito: olivastro.
Segni particolari: nessuno.
Disoccupato. “

E lì applausi a scena aperta da parte di un pubblico partecipe e divertito.
Complimenti

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Catania, 29 gennaio 2017
Michael Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte 1° gruppo di foto Manlio Grimaldi per Sport Enjoy Project Magazine )