L’esordio dei Remastered con il loro “Mediocentro Blues”: la prima sfida tra pop, blues, soul e funk.
C’è un denominatore (musicale) comune che unisce quattro amici come Carmelo Pappalardo, Sabrina Sorbello, Nino Conti e Johnny Grillo. Ma non è solo un legame per identici gusti musicali come il pop, il blues, il soul e il funk, il loro sogno è molto, molto, più ardito come possiamo ascoltare dalle testuali parole di Carmelo:
“Mediocentro Blues è il nostro primo brano dalle sonorità pop che trova molte influenze blues nello stile e nella musica. Si tratta, solamente, di un primo lavoro che dà il via ad un progetto dei Remasted (una band formata in gran parte da ragazzi del territorio Acese) più ampio e che mira a riportare alle orecchie degli ascoltatori queste sonorità che meriterebbero più attenzioni. La composizione e l’arrangiamento sono state completamente gestiti dal gruppo in autonomia, che ha registrato il brano nella mansarda dove proviamo abitualmente, alla costante ricerca di un sound naturale quanto autentico. Il testo riflette la necessità in ognuno di noi di trovare il proprio rifugio sia mentale che fisico (rinominato Mediocentro) dopo una situazione di disagio. In questo caso la protagonista mostra una forte sicurezza nel superare l’ultima relazione amorosa, forte del fatto che può contare sul proprio Mediocentro, che viene accostato alla parola blues, genere che ha influenzato moltissimo il gruppo nel corso degli anni ed è il centro emozionale su cui si basa la musica dei Remastered”.
Con questo incipit e considerando la loro giovane età, meritano davvero la nostra attenzione che possa dare voce a un progetto così edificante e…originale, di conseguenza tracima ancor più la nostra curiosità su questo loro primo lavoro cominciando dall’approfondimento del titolo del brano “Mediocentro Blues” e… il sito di registrazione come una mansarda! Così, la prima domanda può essere una e una sola:
A questo punto cos’è il mediocentro un neologismo?
A rispondere prova la giovane voce femminile di Sabrina, tra acerba timidezza mista al giusto piglio tipico dell’artista:
“Possiamo dire che è un termine nato dalla testa di Nino Conti e quindi tutto è cominciato da lui che ha proposto le prime idee che hanno permesso di creare una storia”.
Ok, magari della storia ne parliamo più avanti, la curiosità era proprio legata al termine che spesso rappresenta il senso di tutto, per questo nuovamente la domanda è: perché Mediocentro? da cosa nasce il termine?
E qui interviene Nino che ci specifica che “è nata prima la parola del suo significato.”
Ok, pertanto prima il significante del significato?
“Esatto, il significato l’abbiamo trovato del tempo, mediocentro è il nostro vivere di musica insieme, il nostro stare nel… mediocentro; quindi, trovare quella che è una linea comune che, in questo caso, abbiamo noi quattro per rimanere in un punto di equilibrio”.
E interviene nuovamente Sabrina che ci tiene a specificare che “noi stiamo bene con la nostra musica, sia come luogo fisico, sia un qualcosa proprio di mentale, cioè quel qualcosa dove trovi rifugio. Un’idea che la si può estendere a tutti, perché se è vero che è dedicato a noi, non esclude il fatto che possa essere dedicato in generale alle persone”.
Continuiamo ancora con Sabrina a cui chiediamo:
Chi ha scritto il testo?
“Come stavo dicendo prima è stata un’idea o più idee di Nino rielaborata da me”
E allora se permettete la domanda va rivolta a voi due:
Il testo sembrerebbe un po’ troppo sintetico e come se volesse spiegare qualcosa ma poi si ferma. Cosa ne pensate?
“Potrebbe essere, risponde Nino, anche perché in seguito alla registrazione noi, come dicevamo all’inizio, abbiamo fatto una valutazione del significato vero della parola dopo la realizzazione della canzone! Pertanto, il contentuo che oggi ha questo termine è un po’ più profondo di quello che noi abbiamo descritto nella canzone e da questo la sinteticità del testo. Magari riscrivendolo oggi sarebbe di certo più esteso, avremmo fatto qualcosa qualcosina in più, forse con parole diverse e con un valore simbolico diverso”.
Ritorniamo nuovamente alla vocalist del gruppo a cui prima facciamo i complimenti perché, a detta degli esperti che hanno ascoltato il brano, ha davvero una bella voce
Sabrina, tu che sei l’interprete del brano, può il Mediocentro bastare per superare una relazione amorosa finita male o è solo un espediente?
“In parte sì è vero, trattasi di un espediente, qualcosa che sicuramente ti dà conforto e ti distrae, almeno nelle fasi iniziali è molto utile, un qualcosa che aiuta a distrarti, successivamente è più un lavoro che bisogna fare a livello psicologico, bisogna fare altro perché non basta più il mediocentro, devi elaborare a livello superiore e superare la crisi dopo una la fine di una relazione amorosa”.
Nino, quattro generi musicali pop, blues, soul e funk, come è stato gestirli a livello di arrangiamenti?
“Per cominciare mi sono basato molto sulla ritmica che volevo dare al pezzo e anche alla scala che ne determina il genere di base, infatti, nel brano, dove suono la tastiera ma anche tutte le parti armoniche che sono basate prettamente su una scala blues; poi la ritmica dà un tocco di funk e pop e quindi io a riesco a mischiare i generi mentre il soul è l’anima della voce. Da questo siamo riusciti a creare un arrangiamento che contiene tutti gli elementi principali di questi quattro generi.
Johnny, basso elegante, possiamo dire che non è molto accentuato? E in caso confermassi questa nostra impressione, perché?
“Sì, sì, ci risulta, tutti noi eravamo d’accordo su questo”.
Complimenti per la sincerità, non è da tutti accettare una critica, pertanto aggiungiamo: è stata una scelta o un errore?
No, non lo chiamerei un errore, perché comunque abbiamo eseguito il pezzo e lo abbiamo fatto consapevoli di quello che stavamo ascoltando, e l’abbiamo ascoltato più e più volte e alla fine eravamo convinti di quello che stavamo creando. Il problema è stato che nelle demo il basso era un po’ più presente, però poi abbiamo preferito ridurne l’importanza all’interno del pezzo per lasciare un po’ più spazio alla parte melodica delle tastiere, delle trombe, dei fiati, insomma il pezzo era molto saturo di strumenti. Pertanto, considerando che nelle demo lo sentivamo molto più presente ci siamo un tantino illusi perché c’erano meno strumenti, poi nel mix finale sono stati aggiunti tanti strumenti armonici e quindi si veniva a creare un po’ di confusione con il basso e abbiamo preferito ridurne il volume. Questa differenza che noi abbiamo percepito tra la demo e il mix finale probabilmente ci ha indotto a pensare che il basso si sentisse troppo piano, però poi ci siamo convinti insomma che fosse giusto così, probabilmente è stato un errore viste le critiche mosse ma è stato fatto principalmente per favorirne l’ascolto e sempre per una esigenza del mix finale. Infatti, valuteremo la possibilità cambiare metodologia di registrazione dello strumento, perché anche il metodo di registrazione dello strumento ti fa emergere delle esigenze diverse rispetto a quello che sarà il mix finale. Diciamo che siamo anche in fase sperimentazione!”
Chi ha avuto l’idea di registrare in una mansarda?
L’idea possiamo dire, risponde Carmelo, è venuta un po’ a tutti, nel senso che io ho la fortuna diciamo di avere un’attrezzatura non dico professionale, ma sicuramente semi professionale e così abbiamo deciso di creare una cosa che fosse il più autentica possibile, che fosse stata fatta proprio “con le nostre mani”. Si trattava del nostro primo brano e volevamo che lo stesso avesse un suono più autentico possibile, da questo la scelta di registrare in mansarda che, secondo il nostro punto di vista, poteva conferire al brano questa ricercata autenticità.
Vedi, capita quando vai in studio che finisce sempre che molte cose si fanno al computer e quindi abbiamo fatto questa scelta condivisa. Solo la voce è stata registrata in sala di registrazione, perché sapevamo che era la parte più importante del brano e quindi volevamo che la voce si sentisse al top e non sappiamo ancora se nei prossimi brani continueremo su questa scelta, in ogni caso secondo noi il risultato finale non è venuto male”.
Per finire un apprezzamento prima di farvi una domanda un tantino critica ma che è più un incoraggiamento:
Per cominciare mi hanno riferito che siete bravi nelle cover, veramente bravi e chi l’ha detto è una persona molto sincera e schietta, però… e qui la critica, sembrerebbe che la medesima fantasia che avete nelle cover un tantino si sia smarrita in questo brano, come se si fosse leggermente appiattita rispetto alla dinamicità presente nelle cover.
“Sono d’accordo con questa critica e credo sia successo questo perché forse ci siamo leggermente impuntati a ricreare qualcosa che debba essere necessariamente un misto tra quello che è il nostro genere esclusivo e il commerciale, magari ci siamo leggermente sbilanciati sulla semplicità di alcune cose cercando però di mantenere quelli che sono, ad esempio, il solo strumentale o la chicca nel brano, tutte cose che forse, rispetto a quello che noi riusciamo a dare live, in registrazione non è facile programmare, perché spesso quando uno suona in presa diretta è quello che gli viene dal cuore, dal sentimento, dal suonare insieme ed esce spontaneo”.
Forse l’impressione che magari nelle cover vi sentite più liberi mentalmente e qui sentivate la cosa più vostra.
“In parte sì, risponde Sabrina, perché è vero che quando noi suoniamo in live eseguendo brani di altri percepisco questo senso di maggiore tranquillità, quel lasciarsi andare senza troppe preoccupazioni, però…appena arriva il momento di dover fare un proprio pezzo è vero che s’innesca quella ansia in più che ti fa restare… “più serio”, più impostato nel pezzo ma non nella performance”.
Ultima curiosità: cosa vi fa pensare che questo generà piacerà?
“Penso, ci dice Carmelo, che un gruppo come il nostro che ha una forte identità musicale, ha la responsabilità e il compito di custodire e dare visibilità a queste sonorità magari ritenute, erroneamente, “vintage”, pertanto, vorremmo riportare sotto una luce più popolare, più Pop Blues, Funk generi utili a riempire, secondo me, un grosso vuoto musicale e potrebbe funzionare proprio perché manca, proprio perché da troppo tempo assenti”
Sono giovani, passionali, preparati, pertanto: cresceranno, e per adesso una cosa è certa che, oltre alla loro ammirevole sfida lanciata al sempre più piatto mondo musicale, possiamo apprezzare rare doti come la sincerità e la voglia di mettersi in gioco in un progressivo migliorarsi, una saggia scelta che ci auguriamo li condurrà presto ad essere protagonisti nel panorama nazionale. Lo meriterebbero davvero.
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