Manifesta inferiorità.
di Concetto Sciuto
Sono lacrime di liberazione, per una gioia immensa, quelle che solcano, parimenti, i volti degli ex gemelli del gol, adesso più che fratelli in un abbraccio che vale una vita, anzi due e un Campionato d’Europa adesso. Un abbraccio vero, cristallino, sincero in un mondo, come quello del calcio, che non è mai stato portatore sano di questi valori. Anzi.
Ma non c’è spazio, oggi, per questi discorsi e ricominciamo, dunque, da quelle lacrime per rimarcare, con malcelato orgoglio, che siamo stati gli unici a vincere tutte le gare grazie a una tenacia, bravura e un bel gioco che hanno reso indimenticabili le nostri “notti magiche”. Ma tutto ciò non sarebbe bastato se a questi indispensabili elementi non si fossero aggiunti coesione di gruppo, condivisione, collaborazione, quel mitico: tutti per uno (caso Spinazzola docet) e uno per tutti (parate di Donnarumma insegnano).
Se non ci fosse stata unione di intenti, se non fosse prevalso quel “Noi” che ha sempre giganteggiato, ridicolizzando quell’Io troppo presente in altre formazioni, oggi milioni di tifosi non avrebbero le occhiaie e la voce afona. Ecco, se volessimo trovare quel quid in più, che altri non avevano, e che ha portato la nostra Nazionale ad alzare nel cielo inglese quella Coppa, è stata una manifesta inferiorità negli altri nel percepire e fare propri questi valori, sempre più rari in un mondo egocentrico e alla ricerca di un personale, esasperato, protagonismo che hanno reso poco efficaci tutti gli schemi di gioco messi in atto da altre formazioni forse anche più quotate della nostra.
Così cambiavi uomini e vincevi con i sostituti, lasciavi i titolari e vincevi con loro, mai un mugugno, mai una polemica, mai un: “perché io e non lui” … davvero la coesione ha portato, al di fuori di una desueta frase fatta, ad avere tutti titolari in panchina: una manna dal cielo per Mancini. Niente da fare, bravi noi sì, ma troppo distanti gli altri da un modo di concepire un gruppo e riscrivere la storia di come gestirlo, sperando che questo metodo possa essere d’esempio e mutuato nella vita quotidiana tra i milioni di tifosi che hanno invaso le strade per festeggiare, tutta la notte, con fantasiosi caroselli. Anche in questo gli altri sono troppo distanti alla nostra italica fantasia che da sempre ci ha resi unici al mondo.
Troppo semplice scrivere tutto ciò dopo che il campo ha decretato la nostra Nazione Regina d’Europa? Sì, può essere, se non fosse che i tifosi inglesi fischiando il nostro inno, e sputando sulla nostra bandiera, mentre i loro beniamini si toglievano la medaglia dal collo, hanno dimostrato, ancora una volta, che essere campioni racchiude in sé molteplici aspetti, umani e sportivi in primis e anche in questo le distanze, tra Noi e loro, diventano abissali rendendoli, moralmente ed eticamente, ancora più inferiori di quanto dimostrato in campo e a parole. Cresceranno, speriamo.
Catania, 12 luglio 2021
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( Fonte foto Google Immagini il Messaggero.it )
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