Perché il più enigmatico pensatore della storia sarebbe un gigante del processo
moderno, ma anche un outsider irriducibile nel nostro mondo digitale dominato dai
tuttologi.
1. Un mistero di 2400 anni che non smette di parlarci
Socrate è un enigma. Tutti lo conoscono, nessuno lo conosce davvero.
Non ha lasciato una sola riga scritta e la sua immagine ci arriva filtrata da quattro “testimoni”
discordanti: Platone, Senofonte, Aristofane, Aristotele. Ognuno ci restituisce un Socrate diverso:
ironico buffone per Aristofane, maestro di morale per Senofonte, visionario dell’anima per Platone,
precursore della logica per Aristotele.
Eppure, tra queste raffigurazioni divergenti, emerge un nucleo condiviso: il metodo, la
conversazione, la domanda che punge, la ricerca che smonta.
Un atteggiamento mentale che ha rivoluzionato la filosofia…
e che avrebbe potuto rivoluzionare anche il diritto, la politica, la comunicazione del nostro tempo.
2. Il metodo socratico: la chirurgia della parola
Il cuore del pensiero socratico è l’elenchos, la confutazione.
Non una disputa per vincere, ma un esercizio per far emergere la verità, o almeno la sua ombra.
Socrate non oppone mai una teoria alla teoria dell’altro: chiede. E chiedendo, porta l’interlocutore
davanti alle proprie contraddizioni.
È una forma di interrogatorio mentale che ricorda da vicino il controesame giuridico moderno:
 individuare l’affermazione principale
 isolarne le implicazioni
 mostrarne le conseguenze paradossali
 costringere l’altro a riconoscere l’incoerenza
Una tecnica micidiale, capace di smontare qualsiasi pretesa competenza fondata sulla superficialità
— ed è qui che la sua figura appare di sorprendente attualità.
3. Socrate avvocato: geniale nella tecnica, inadatto al sistema
Sarebbe stato un avvocato straordinario?
3.1. Le ragioni del sì
1. Maestro del controesame
La sua abilità nell’interrogare, nel condurre per mano l’interlocutore fino al punto cieco della
propria argomentazione, lo renderebbe imbattibile nelle udienze.
L’avvocato moderno sogna ciò che Socrate faceva naturalmente:
far crollare la credibilità dell’avversario con le sue stesse parole.
2. Logica severa e chiarezza concettuale
Socrate cercava definizioni universali: “che cos’è la giustizia?”, “che cos’è il coraggio?”.
Una forma di precisione concettuale che oggi servirebbe come ossigeno in un sistema in cui spesso i
concetti sembrano liquidi, interpretati secondo convenienza.
3. Capacità di convincere senza manipolare
Socrate conquista perché obbliga l’altro a guardarsi dentro.
L’avvocato socratico non persuaderebbe con trucchi, ma con lucidità.
3.2. Le ragioni del no
1. Non saprebbe fingere
Il diritto moderno non è solo ricerca della verità: è gioco di ruoli, strategia, gestione del processo.
Socrate rifiutava ogni forma di inganno, anche a fin di bene.
Direbbe al cliente:
«Se vuoi essere assolto dicendo il falso, non sono l’uomo giusto.»
2. Non difenderebbe un colpevole consapevole
Per Socrate nessuno compie il male volontariamente: vive nell’errore chi crede che il male sia un
bene.
Così, un imputato che riconosce la colpa come tale non avrebbe il suo appoggio.
E questo rende Socrate una figura incompatibile con un sistema che prevede la difesa tecnica anche
del colpevole.
3. È troppo libero per il diritto
Il processo è istituzione, struttura, forma.
Socrate invece è puro spirito indagatore.
Avrebbe probabilmente messo in imbarazzo i giudici, fatto infuriare i procuratori, e conquistato —
suo malgrado — studenti, curiosi e provocatori.
Sarebbe un grandissimo avvocato,
ma non un avvocato funzionale.
Perché la sua fedeltà alla verità supera quella alle strategie processuali.
4. Socrate oggi, nel mondo dei tuttologi digitali
E se Socrate si trovasse oggi, nel nostro tempo?
Non tra sofisti e politici ateniesi, ma tra influencer, youtuber, commentatori social e “esperti”
improvvisati?
Sarebbe il suo Olimpo.
4.1. L’era del “so tutto perché l’ho cercato su Google”
Viviamo in un mondo in cui la conoscenza sembra essere stata sostituita dalla rapidità della risposta.
La cultura del “copia e incolla”, del tutorial, della risposta immediata ha generato una massa di
persone convinte di avere competenza solo perché hanno accesso ai dati.
È la dinamica descritta ironicamente da Francesco Gabbani:
“tuttologi col web”,
sacerdoti moderni dell’opinione facile.
Socrate li adorerebbe.
Non per ammirazione, ma perché rappresentano il materiale perfetto per la sua arte:
persone piene di “risposte”, ma prive di fondamenti.
4.2. Come agirebbe Socrate nel 2025
1. Smontando il mito dell’informazione-competenza
Chiederebbe:
«Hai letto una notizia, ma sai davvero cosa significa? Sai valutarla? Sai contestualizzarla?»
Mostrerebbe che il sapere non è quantità di informazioni, ma profondità.
2. Diventando virale suo malgrado
I suoi dialoghi diventerebbero clip da milioni di visualizzazioni:
«Il filosofo che zittisce chiunque.»
«L’uomo che smonta i tuttologi.»
Ma lui sorriderebbe: non vuole umiliare, vuole purificare.
3. Interrogando gli algoritmi
Socrate chiederebbe:
«Che cos’è un algoritmo? Chi lo controlla? Perché credi che sia neutrale?»
Insegnerebbe a dubitare dello strumento più potente della nostra epoca.
4. Ricordandoci che l’anima conta ancora
Il punto più radicale: Socrate sposterebbe l’attenzione dall’esterno all’interno.
In un mondo ossessionato dai numeri, dall’apparire, dal “branding di sé”,
tornerebbe a dire:
«Cura l’anima. Il resto è accessorio.»
5. La rivoluzione socratica: quando la verità costa cara
Il suo destino moderno sarebbe identico a quello antico:
verrebbe attaccato.
Perché mette in crisi:
 l’ignoranza presuntuosa
 la superficialità travestita da competenza
 la comodità di credere che basti un click per capire il mondo
Socrate non è un filosofo che rassicura:
è un filosofo che scomoda, disturba, pungola come un tafano.
E per questo oggi è più necessario che mai.
6. Conclusione: l’avvocato che parla all’anima, il filosofo che
non sappiamo ascoltare
Socrate sarebbe stato un avvocato brillante, ma forse inadatto a un mondo dove la strategia vale più
della verità.
Sarebbe un maestro della parola, ma inascoltato da chi vuole solo conferme immediate.
Sarebbe una guida morale, ma respinto da un’epoca che ama l’apparenza più dell’introspezione.
Eppure, proprio per tutto questo,
Socrate è il filosofo che oggi ci manca di più.
Perché ci ricorda una cosa semplice,
che abbiamo dimenticato in mezzo al rumore del presente:
Non esiste conoscenza senza domande.
Non esiste libertà senza autocritica.
Non esiste felicità senza cura dell’anima.
E soprattutto:
Non esiste saggezza senza la consapevolezza di non sapere.
Una lezione antica, più urgente di ogni tutorial moderno.
Una bussola per sopravvivere nel mare agitato dei tuttologi digitali.
Una voce che, se potessimo ascoltare oggi, ci renderebbe tutti un po’ meno sicuri…
e un po’ più umani.
Foto da www.Ilsommopoeta.it