Alfred Nobel direbbe di sì.

di Concetto Sciuto

Il mutato contesto, come spesso la storia ci racconta, a volte colloca nella giusta luce ciò che è rimasto in ombra, rimette in gioco ciò che dai per scontato.

Così ci si accorge, in questi giorni strani, che fare la spesa non è più un qualcosa di semplice, d’immediato, il ricordo del timore di timbrare il cartellino in ritardo fa sorridere, viaggiare si trasforma in un sogno proibito, e forse iniziamo ad avere qualche dubbio che ognuno di noi sia immortale e stia, effettivamente, al centro del mondo. Si chiama emergenza virus e ti rivolta come un calzino priorità, certezze, esigenze e finalità, invertendo l’ordine di quell’ipotetica classifica delle cose ritenute per noi “importanti”. In questa palingenesi morale e oggettiva, angosciati per un imperscrutabile futuro, dopo aver pianto migliaia di morti, ci accorgiamo, in pieno caos con oltre quaranta vittime del loro dovere, anche dell’importanza del personale sanitario.  Pertanto, dopo averli sbeffeggiati, insultati, picchiati, adesso li chiamiamo… eroi. No, spiacenti, ma lo sono sempre stati, chi sceglie questa professione e la svolge con il giusto spirito, senza untuose avidità, è già un eroe nel momento in cui ha deciso di mettere la salute dell’altro come priorità e finalità del suo agire. Poi, arriva un virus, devastante, che non fa distinguo, che annienta malato e personale sanitario, che chiede il conto di chi in passato ha dato per certo che la sanità fosse un lusso e che come tale fosse giusto ridimensionare gli investimenti, magari a beneficio di qualcosa ritenuta più utile: ad esempio qualche F104 in più. Ma non è tempo di polemiche poco produttive, di certo non quando la gente muore e peggio ancora quando potrebbe essere salvata e insieme a loro chi tenta di salvarli, non è giusto. Si chiama triage selettivo, non ci sono respiratori per tutti, e nessuno di noi vorrebbe essere al posto di chi, in questi giorni, deve decidere: tu sì, tu no. Ma c’è anche chi decide di rinunciare alla propria vita per dare spazio ad altri e il “Dovere del medico“, di pirandelliana memoria, non deve fare altro che mettere in atto le sue ultime volontà.

Questa è la condizione, inumana, di chi sta lavorando negli ospedali e ambulatori, di chi rischia la propria vita per salvarne altre, ed è costretto a scegliere come fosse Dio e di certo non per colpa sua.  Hanno ricevuto i nostri applausi, apprezzabili, le nostre sincere stime d’affetto, commoventi, ma è poco, troppo poco, noi desidereremmo proporre un Nobel a tutti gli operatori sanitari, se lo sono guadagnato sul campo. E potessimo chiederlo al suo ideatore e fondatore del prestigioso premio, non credo nutrirebbe molti dubbi su questa proposta.  Ma se la cosa non dovesse trovare riscontro, come purtroppo sarà, basterebbe che tutti mantenessimo una sola promessa: non fare come abbiamo sempre fatto in passato, dimenticatoci di tutto ciò ad emergenza finita. Non lo meritano e tutto questo loro sacrifico sarebbe stato, a dir poco, inutile.

Catania, 28 marzo 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto google immagini avvenire.it )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com