Vincenzo Spampinato, Fabio Raciti, Mara Di Maura: crisi del mondo dello spettacolo? Loro la pensano così.

di Concetto Sciuto

Fucina di un mai domo eclettismo creativo, anche l’universo artistico catanese sta subendo gli effetti dell’ennesimo provvedimento restrittivo che non pochi dubbi ha scatenato in un settore sempre più avvinghiato nella morsa di una crisi ancora più stringente, con migliaia di artisti e le relative, preziose, maestranze che da tempo immemore già annaspavano per galleggiare, tra un’onda e l’altra, in un oceano in tempesta com’è da anni il vituperato mondo dell’arte.

Inoltre, con l’avvento dei canali social, con le loro (non) regole nell’usufruire del prodotto artistico, e una deriva culturale/musicale sempre più ispessita da sedicenti contenuti e sempre più svuotata e depauperata da un indispensabile professionismo, il triste punto di non ritorno sembrerebbe che sia stato già abbondantemente superato. Pertanto, proseguire, oggi, in una ipotetica programmazione per futuri spettacoli, non avrebbe più senso, se non quello di un’ammirevole resistenza che spazia tra l’eroico e il karakiri. In questo parossistico, ennesimo, rompete le righe, dopo aver appena provato a ripartire, ci è sembrato doveroso dare voce ad alcuni rappresentati di questo fascinoso mondo, parimenti nutrimento dell’anima e delle mente dei nostri giorni felici o tristi che siano.

Abbiamo così posto tre domande a tre artisti catanesi per comprendere ancor più, dai diretti interessati, del perché, ad esempio, gli spazi culturali sono sempre stati tra i primi a subire le restrizioni da DPCM. Mentre il secondo quesito proverà ad indagare quanto possa essere “pericoloso” lo smodato uso delle dirette in streaming, in sostituzione dello spettacolo dal vivo. Infine, per non rimanere ancorati nel campo della ritondante polemica, è stato chiesto di suggerire una loro soluzione.

Si inizia con il Maestro Vincenzo Spampinato, catanese più della sua stessa Catania e l’iperbole metaforica, di questo suo amore per la città etnea, che travalica quello troppo semplicistico dovuto solo ai suoi natali, è sostenuta da una produzione musicale traboccante di una passione per la nostra terra che esonda dalle sue note, dai suoi testi, dai contenuti della sua poetica, spesso in lingua siciliana, produzione che è per noi catanesi (e non solo) motivo di orgoglio “nostrano”. Formulata la prima domanda: “Perché il mondo della cultura è sempre uno dei primi settori ad essere oggetto di restrizioni causa pandemia?”, il tono pacato della sua voce diventa ambasciatore di una risposta riflessiva, meditata, non buttata lì a caso giusto per infeconda polemica.

“Io credo che sia rimasto sempre quell’atavica abitudine di pensare che l’arte non sia nutrimento, e invece, oggettivamente, nutrire l’anima con l’arte, naturalmente non in maniera prosaica, sono convinto che possa essere basilare perché, dopo tutta questa pandemia, vedrete che ci saranno da curare tante anime e, se non è la panacea assoluta, l’arte sarà lenitiva per i disagi  causati da questo buio che si è venuto a creare in ogni anima di ogni essere umano.”

Ribadisco, c’è sempre quella malsana idea di pensare che l’arte non serve a nulla perché non è qualcosa di pratico, di utile, di essenziale. Pensa che c’è gente, talmente ignorante, anche se per fortuna pochissimi casi, che credono che la musica sia quasi… non dico un rumore ma… poco ci manca. Invece no! e non solo perché potremmo essere di parte, ma è scientificamente provato che il teatro, la poesia, la musico-terapia e la cultura tutta, può risolvere parecchie problematiche sociali e individuali.  Speriamo che questa abitudine, e questo pensare male, come se l’arte fosse una cosa sciocca, un giorno finisca e che la cultura diventi quello che è: cibo per tutti.”

Più che una risposta sembrava quasi fosse una preghiera indirizzata a chi non ha, o non vuole ancora attivare, tutti quegli elementi cognitivi per decodificare l’importanza di un lavoro come quello dell’artista. E sempre con la medesima pacatezza, accompagnata però da una fermezza rilevabile nelle sue parole, che ci risponde alla seconda domanda: c’è il pericolo che il troppo uso dei social per surrogare gli eventi culturali durante il lockdown possa, in un futuro senza più il problema dei contagi, sostituire in buona parte gli spettacoli dal vivo?

“Io credo proprio di no, perché il teatro, la musica, il ballo e tutte le espressioni dello spettacolo, anche se eseguite in una piazza o in un piccolo chiosco, sono certo che abbiano bisogno della gente perché, perdonatemi il temine sciocco, è come fosse un ping-pong: io lancio un’emozione per ricevere a mia volta un’altra emozione.

Poi il messaggio potrebbe essere accettato o rifiutato, ma non è quel il punto, la cosa essenziale è che si ha bisogno di questo scambio.

Voglio essere onesto, anch’io all’inizio ho cominciato a fare qualcosina sui social perché è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, però mi sembrava una cosa talmente fredda che a quel punto ascoltare un cd, o guardare video su YouTube, cambiava ben poco. Confermo: io non credo che i social possano sostituire gli spettacoli dal vivo. Noi abbiamo bisogno del pubblico, come spero che il pubblico, senza prosopopea, abbia bisogno degli artisti e, soprattutto, di vederli creare quella “liturgia” che nessuno potrà mai sostituire dalla notte dei tempi.”

Nessuna sorpresa, la risposta poteva essere solo e solamente questa da parte di un cantautore, come Vincenzo Spampinato, che ha calcato, e quando può continua a farlo in maniera instancabile, centinaia e centinaia di palchi prestigiosi nutrendosi, termine a lui così caro, delle emozioni del suo pubblico, della sua gente. Poi, l’ultima domanda, di certo la più difficile, forse.

Quale suggerimento daresti per non fare chiudere i teatri e cancellare gli spettacoli musicali?

Sta girando sui social un dato statico che potrebbe essere la risposta giusta a questa domanda. Difatti, con migliaia di spettatori presenti in questi mesi di apertura parziale, ci sono stati solo uno o al massimo due contagiati. Un dato che ci conferma che mantenendo le dovute distanze, e non abbassando mai la mascherina, il pericolo è ridotto ai minimi termini. Basterebbe questo per non far chiudere i teatri. Invece, purtroppo, la gente è impaurita perché ci hanno “terrorizzato” dicendo sempre che il teatro e i cinema sono pericolosi centri di aggregazione che favoriscono la trasmissione del virus, mi spiace dirlo: ma sono delle eresie! Sia all’aperto, ma anche al chiuso, io sono convinto che con le giuste precauzioni che questo mostro malefico ci impone, si potrebbero riaprire i teatri immediatamente, subito, anzi non bisognava neanche chiuderli perché occorrevano solamente sensibilità e intelligenza, due qualità che credo al potere manchino. Concludo dicendovi che quando vi sentite a terra, venite in teatro, venite da noi, perché insieme toccheremo il cielo, è la cultura che ha fatto crescere questo mondo da primitivo che era fino a ciò che è adesso.”

E tutta la poetica di Vincenzo Spampinato la possiamo racchiudere in questo suo accorato appello che, fino adesso, non è stato accolto dalle Istituzioni impegnate come sono a inseguire cause (false?) ed effetti di questa maledetta pandemia.

Il secondo artista a rispondere, con nostro (e suo) immenso piacere sempre a questi tre quesiti, è il maestro Fabio Raciti, titolare della cattedra di Violino e di Musica da Camera del Liceo Musicale Statale G. Turrisi Colonna di Catania e direttore dell’orchestra sinfonica. Una costante presenza di professionalità ad ogni importante evento di musica classica, in primis quando si svolge nel nostro territorio. Dalla musica sacra nei luoghi di culto catanesi a quella classica nell’Aula Consiliare del capoluogo etneo, passando per memorabili concerti natalizi in suggestivi luoghi come le Terme Achilliane.

Un professionista dal pronto “sì, ci sarò” soprattutto se è la “sua” Catania a desiderarne le impeccabili performance anche della orchestra che dirige.

Pragmatico, diretto, sintetico quanto efficace nelle risposte e di questo lo ringraziamo, ed ecco la sua replica alla prima domanda:

“Il mondo della cultura è stato, ed è, oggetto di restrizioni causa la pandemia. Desidererei comprendere qual è il perché di questa decisione se tutto si svolge in grandi teatri e ampie platee e quindi non vi è il problema del distanziamento. Non vorrei minimamente che mi sfiorasse il pensiero che la cultura, in questo triste periodo di pandemia, non sia più importante. Sarebbe la cosa più errata che potessimo pensare, perché non dobbiamo dimenticare l’importanza della cultura e dei suoi benefici, essa rappresenta la conoscenza del passato, del presente e crea una buona società, dunque non va fermata!”

Come dire: essere chiari e diretti, e la risposta del Maestro Raciti rispecchia l’uno e l’altro.  Anche il secondo quesito riceverà una risposta che lascia pochi margini a dubbi sul pensiero del nostro interlocutore riguardo la commistione tra spettacoli e new media.

“Sicuramente il rischio di vedere sui social eventi culturali ci sarà, ma mancherà quel pathos che lega l’artista al suo pubblico rigorosamente dal vivo e comunque non aiuterebbe l’economia.”

E neanche l’ultima domanda, quella che pensavamo potesse prevedere una risposta più complicata, trova impreparato il Maestro.

“Sono certo che tutti i teatri hanno già provveduto alle distanze e a tutto il resto come l’uso delle mascherine, misurazione della temperatura ecc. un’altra soluzione potrebbe essere, forse, ripetere gli spettacoli in più turni. Sinceramente penso che il competente di turno debba riflettere sul da farsi e… in fretta.”

Un sincero grazie di cuore è il nostro saluto al Maestro Fabio Raciti che, anche se artisticamente impegnato in questi giorni, ha ugualmente trovato spazio e tempo per esprimere il suo pensiero a sostegno di un settore sempre più in caduta libera.

E dulcis in fundo una rappresentante del gentil sesso: Mara Di Maura, attrice per vocazione inglobata a una magmatica passione, ma sempre sotto l’egida di un professionismo acquisito negli anni grazie a un’indispensabile gavetta artistica, irrinunciabile humus per chi desidera diventare un vero attore/attrice come lo è lei.  Ed è proprio l’amore per questo mestiere che gli dà una maggiore forza e “verve” nelle sue risposte come quella che riceviamo alla prima domanda:

“Io non sono pienamente d’accordo sul termine “sempre”, piuttosto direi che nel mondo occidentale odierno l’involuzione ha raggiunto, purtroppo, un livello tale da non considerare più cultura e arte come beni primari e necessari alla mente e allo spirito. Penso, per contrasto, al mondo greco, culla della nostra civiltà, in cui teatro e danza erano vissuti e sostenuti come vero e proprio nutrimento per menti, corpo ed anima, dunque in quanto beni di prima necessità. Aggiungo che, a mio parere, non sempre i governi hanno ben chiaro ciò che è accaduto davvero nei teatri nell’ultimo periodo: la paura del contagio da parte del pubblico ha determinato affluenze contenute a fronte di un rispetto altissimo per le norme di sicurezza. Mi sarei aspettata, pertanto, che teatri e cinema fossero, piuttosto, le ultime attività a chiudere e non le prime.”

Un filo comune lega il pensiero di Mara a quello di Vincenzo Spampinato e nell’ascoltare questa sua risposta un dubbio sgorga in maniera quasi incontenibile: e se davvero i due artisti, intervistati separatamente ma con risposte simili, avessero davvero ragione?

E anche la replica al secondo quesito rimane in linea con gli altri suoi colleghi:

“assolutamente no. Il teatro è per sua endemica natura spettacolo “dal vivo”. La sua peculiarità essenziale è rispondere ad un bisogno umano antico come il mondo, un’urgenza insopprimibile che consiste nella trasmissione di emozioni e sensazioni irriproducibili attraverso qualsiasi media. Esso è, e non può che essere, uno stare insieme nell’hic et nunc, nell’occasione del momento, condividendo un “evento” mai replicabile nella medesima maniera.

Attori e spettatori si trovano insieme in teatro perché lì “sta accadendo” qualcosa che non potrà accadere in un altro momento. Trovo che questo abbia del miracoloso. Semmai si potrà determinare una contaminazione con i mezzi digitali, com’è, del resto, accaduto anche in altre epoche ad ogni nuova rivoluzione artistica.”

Chapeau! L’unica cosa che ci sentiamo di replicare. E così giù la terza domanda che ha ricevuto questa risposta e un nostro piccolissimo “gradimento” nell’ascoltare il suo incipit:

“Questa è una domanda difficile…Occorrerebbe, a mio parere, avviare fin d’ora una campagna di promozione dello spettacolo dal vivo che faccia passare in maniera chiara che “il teatro è un luogo sicuro”, in cui i professionisti del settore rispettano le norme di sicurezza e in cui il pubblico può e potrà tornare a vivere lo spettacolo dal vivo senza pericoli di contagio. Del resto, la paura del pubblico sarà il nemico più grande che ci troveremo a dover combattere non appena l’apertura sarà possibile e quando l’emergenza sarà conclusa del tutto.”

Dopo l’ennesimo grazie, stavolta diretto alla nostra bella e brava attrice catanese, possiamo tirare le somme di questo percorso che ha visto tre identiche domande poste ai tre artisti etnei.  Pertanto, in conclusione, consci di aver sforato alcune regole che bisognerebbe rispettare nel redigere un articolo, ma che questo momento delicato, che ha messo in gioco tutte le nostre regole di vita sociale, ci ha permesso qualche deroga, possiamo rimarcare, senza ombra di dubbio, come i Maestri Vincenzo Spampinato e Fabio Raciti insieme all’attrice Mara Di Maura si siano legati, nelle loro risposte, in un unico sentire anche se espresso in forme diverse ma perché supportati, naturalmente, da un bagaglio esperienziale ed artistico differente.

Difatti, tra pragmatismo, passione, e ponderata rabbia più o meno celata, percepiamo, dai messaggi che ci hanno trasmesso, che questo loro (e un po’ anche nostro) mondo non teme la preponderanza e la “prepotenza” dei social, che ha gli spazi e la giusta educazione per opporsi al pericolo Covid e dove solo l’empatia emozionale è, e deve essere, l’unico elemento di contagio: ma questo, lo giuriamo, non è stata mai pericoloso per nessuno.

Catania, 30 ottobre 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto album personali degli artisti per Sport Enjoy Project Magazine )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com