E susi pasturi nun dormiri cchiù…
di Concetto Sciuto
Lu viri ch’è natu ‘u Bamminu…no, no, fermiamoci un attimo…si tratta di una canzone che andava bene forse negli anni passati, ma questo Natale ha un sapore diverso, strano, di difficile gestione, di non semplice comprensione. Natale, sei lettere quasi musicali, rasserenanti, anticipatori di pace, punto d’incontro tra credenti e laici, anno zero dell’odio e della vendetta. Poi ci si accorge che un milione e mezzo di persone, nel mondo, non vedranno mai più la sua magia, e così tra noi e questa notte, sensibilità individuale permettendo, s’interpongono mille e più tragedie che velano luci, addobbi, grotte, pastori, buoi, asinelli, angeli e comete. Al loro posto, stavolta, sgomiterà il tarlo del dubbio se quest’anno sarà davvero Natale tra ambulanze e ricoveri, tra chi sarà in corsia a dare un aiuto e chi, sempre in corsia, attende questo aiuto, e in questo miscuglio tra sacro e realtà, tra fede e dolore, ci si chiederà: ma nascerà davvero? Ci si augura di sì e se lo farà sarà prima per loro, per tutte quelle famiglie svuotate dagli affetti più cari, lo farà per chi con il suo sapere e il suo lavoro ha salvato gli altri ma non è riuscito a salvare sé stesso, e lo farà anche per chi ha mollato sotto la mannaia della crisi che ha reciso la sua attività, obliterando decenni di sacrifici in un rumoroso silenzio chiamato fallimento. Eppure, siamo certi che nascerà, dovrà farlo perché, per adesso, non abbiamo altro su cui fondare una tenue speranza che si affievolisce ad ogni nuova ondata di pandemia.
E susi pasturi nun dormiri cchiù non viri ch’è…che non ci saranno le recite dei bambini, inossidabile tradizione, incrocio e felice sintesi della forza dei sentimenti che supporta gli immensi sacrifici di genitori e maestre ripagati, in passato, da quelle rappresentazioni piene di errori e titubanze ma che, proprio per questo, ti facevamo impazzire di gioia per la loro spontaneità. Rimarranno deserti anche i lunghi tavoli che sarebbero stati imbanditi, in questi giorni, per parenti e amici, fulcro e centro di attrazione gravitazionale delle famiglie sparse in ogni dove, richiamate da quella forza della tradizione che supera barriere spaziali e temporali, penseremo noi a riempirli con il medesimo affetto, come se fossero presenti. Stavolta, davvero, il gioco non vale la candela, nemmeno se fosse quella rossa.
E susi pasturi nun domir cchiù, perché adesso c’è il gravoso compito di custodire ciò che resta dello spirito natalizio così, ugualmente, faremo i presepi anche per chi non potrà più farlo o per chi, giustamente, non avrà più voglia di farlo, metteremo un pastore in più nel presepe, un addobbo in più sull’albero, accenderemo una luce in più nei balconi e lo faremo soprattutto per loro. Poi sarà finalmente Natale, forse.
Catania, 21 dicembre 2020

Concetto Sciuto

per Sport Enjoy Project Magazine

( Fonte foto Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine )
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