Toc, toc, c’è qualcuno lassù?

di Concetto Sciuto

Tutti, almeno una volta nella vita, osservando, ammaliati, il cielo buio tempestato di stelle, ci siamo posti il medesimo quesito: siamo soli nell’universo? Esisteranno altre civiltà come la nostra, o magari più evolute? Domanda che fonda la sua lecita curiosità su più di una motivazione che potrebbe spaziare dall’ideologico/religioso (si rimetterebbe in gioco il concetto di Dio e la centralità dell’uomo?) al sociale (abbiamo davvero bisogno di relazioni extraterrestri?), dal politico (c’è paura di perdere la leadership?) al tecnico/scientifico (ci saranno nuove scoperte e innovative tecnologie?) e perché no? a quello medico… (saranno riusciti lassù a debellare le principali malattie?). Immersi nella calura estiva, salendo in quota alla ricerca di un po’ di frescura, raggiunti cieli bui, magari nella speranza di osservare qualche stella cadente, possiamo affermare che la stagione estiva si presta tanto a questo tipo di dubbi, anche se rimarranno senza risposte certe e forse, la mancanza delle stesse, dona ancora maggiore fascino ai precedenti quesiti. Poi, se desiderassimo rivolgerci alla scienza, scopriremmo che c’è anche chi ha provare a dare una risposta. Un tal Frank Drake (astronomo e astrofisico statunitense) nel 1961 formulò una equazione, che “popolarmente” prese il suo nome, per provare a dare, almeno da un punto di vista probabilistico, una soluzione che si avvicinasse quanto più possibile alla verità. Una formula (vedi i suoi parametri alla fine dell’articolo) che ha messo in disaccordo non pochi scienziati dove, per Drake,  il risultato finale spaziava tra 1000 e i 100 milioni di probabili civiltà extraterrestri mentre, per altri suoi colleghi, sarebbero numeri troppo ottimistici e per qualcuno, addirittura, non esisterebbe nemmeno una civiltà oltre noi, almeno nella nostra galassia, con relativi oneri e onori di essere le uniche creature dotati di ragione, abitanti di uno sperduto pianeta tra miliardi di pianeti. Pertanto, neanche la buona volontà e l’impegno di un sognatore come Drake, fondatore, inoltre, del programma SETI, (acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence, Ricerca di Intelligenza Extraterrestre) è riuscito a darci una risposta che, fino ad oggi, soddisfi in maniera incontestabile le precedenti, variegate, curiosità e, di conseguenza, siamo ancora attestati al dubbio di partenza: siamo soli nell’universo? E se a questo enigma, giusto per complicarci ancor più le idee, aggiungessimo gli interrogativi: ma se ci fossero altre civiltà saremmo pronti, sotto svariati punti di vista, ad accettare la loro “aliena” presenza e a relazionarci in maniera corretta con la loro cultura? Potremmo riceverli in un pianeta esente da esiziali problematiche ecologiche e sociali?

Guardandoci intorno, percependo ancora anacronistiche, angosciose, paure del diverso da noi, fosse anche il colore della sua pelle, e con una distruzione in essere, per mera avidità, di quest’angolo di paradiso chiama Terra, forse sarebbe bene che, ancora per qualche decennio, ognuno rimanesse sul proprio pianeta. O almeno, se dovesse succedere d’incontrarci, dovremmo vergognarci un tantino a riceverli, e come se venissero ospiti a casa nostra e li accogliessimo in una abitazione sporca, maleodorante e con una lite famigliare in corso. Per fortuna, per adesso, questo pericolo sembrerebbe scongiurato, anche perché noi ancora non siamo in grado di spostarci oltre il nostro Sistema Solare e altre civiltà aliene, qualora avessero trovato una soluzione che annullasse le distanze siderali che ci dividono, non sembrerebbe che abbiano tutta questa voglia di conoscerci. Se ciò fosse vero bisognerebbe, seriamente, chiedersi il perché.

Per i più curiosi riportiamo la citata formula con i relativi parametri:

Nciv = Fét x Ppla x Npla x Pvie x Pint x Pcom x T

Fét è il tasso di formazione di stelle nella Galassia. È uguale al numero di stelle nella Galassia diviso per l’età della Galassia, sapendo che il numero attuale di stelle corrisponde più o meno al numero totale di stelle esistite.

P è la probabilità, o la frazione di stelle che soddisfano ad una particolare condizione (da 0 a 100%, cioè da 0 a 1)

Ppla è la probabilità che una stella sia circondata da pianeti

Npla è il numero medio di pianeti abitabili per stella. Ciò suppone che la stella abbia delle caratteristiche “buone “, che la massa del pianeta sia “corretta”, e che la distanza tra il pianeta e la stella sia “corretta”.

Pvie è la probabilità che la vita appaia su un pianeta abitabile.

Pint è la probabilità che l’intelligenza appaia su un pianeta sul quale sia apparsa la vita.

Pcom è la probabilità che una forma di vita intelligente sviluppi i mezzi di comunicazione con altri mondi.

T è il tempo durante il quale tale comunicazione può essere ricevuta. Si tratta dunque della durata di vita di una civilizzazione capace di comunicare.

Catania, 1 agosto 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto google immagini wikipedia.org )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com