Quella strana, incontenibile, voglia di umanità.
di Concetto Sciuto
C’è paura, tanta. A volte giustificata, altre volte meno. Poi c’è la speranza, il desiderio e la certezza che “andrà tutto bene”, così come recita uno slogan oramai divenuto virale. Non nascondiamoci più dietro il dito dell’illusione che sarà solo questione di qualche giorno perché, tra inadempienze varie (vedi tagli alla sanità), virulenza del fenomeno e nostra impreparazione nell’affrontarlo, i tempi della sua risoluzione, e i costi in termine d’infettati, saranno superiori a ciò che si potesse mai immaginare. Intanto, qualcosa è cambiato e qualcos’altro è ancora in fase di mutazione genetica nel DNA di una società strutturata da decenni con i suoi ritmi, le sue fitte relazioni sociali, le sue (illusorie) certezze. Così, in questo scontro a campo aperto tra il meccanicismo di una natura che segue rigidamente le sue regole di riproduzione, e il finalismo dell’uomo che antepone nella sua azione quotidiana decine di obiettivi da raggiungere, bisogna rimodellare, per un periodo ancora incerto, i nostri desideri, le nostre interazioni, le nostre mete, ritrovandoci , paradossalmente, a dovere imparare a gestire l’importanza di un elemento sempre raro nel passato che oggi diventa, causa la sua esagerata quantità non utilizzabile come vorremmo, un problema: il tempo. Esecrabile legge del contrappasso di una società che da sempre è stata avara nel suo uso per scopi che non fossero il mero guadagno? Ognuno risponda alla propria coscienza, possibilmente traendo il meglio in un momento di riflessione quasi inevitabile in questi giorni di coatto isolamento che ci si augura non ritornino mai più. Nel frattempo, oltre un parossistico abuso dei social che ci collegano virtualmente ad altri “reclusi”, dopo aver condiviso un impazzare di video fai da te che danno ampio sfogo a irrefrenabili fantasie antivirus, si affollano le uniche vie di fuga delle mura domestiche, così, balconi e terrazze si trasformano in nuovi palcoscenici della vita reale, quella fatta di inalienabili, emozionali, rapporti umani anche se a distanza, e su questo noi italiani siamo unici al mondo. Attraverso un linguaggio universale come la musica, stiamo riuscendo a fare fronte comune contro il “nemico”, un modo originale di esorcizzare la paura: nessuno, prima di noi, ha mai pensato questo, difficile che qualcuno riuscirà a copiarci nella sua essenza. Ma sono anche momenti in cui si riscopre quella forza invisibile che ci lega noi agli altri, dove quell’isola chiamata “Io” percepisce che la sua esistenza ha senso principalmente non in funzione di sé stesso, e tutto questo nella speranza che in futuro non occorrerà più un virus a ricordarci l’unica, vera, ricchezza dell’uomo: l’altro. Dunque, facciamo tesoro di questa esperienza quando “lui” non ci sarà più e noi, erroneamente, ritorneremo a pensare di essere invincibili, che bastiamo a noi stessi, pur essendo ancora più coscienti di prima della nostra, immane, fragilità.
Catania, 15 marzo 2020
Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto google immagini avvenire.it )
Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on line su www.sportenjoyproject.com