E adesso i cinesi siamo noi.

di Concetto Sciuto

Ci sono errori che non paghi nell’immediato, il tempo, sempre galantuomo, restituisce tutto a tutti. Così, dopo aver dato la caccia all’untore dagli occhi a mandorla, ascoltato con sbadata sufficienza le notizie che arrivavano dall’altra parte del mondo, provato a ricacciare in mare gli immigrati perché forieri di chissà quali malattie, decurtato il nostro sistema sanitario da improbi tagli, cullandoci sulle statistiche del numero di malati senza essere supportati da quella lungimiranza che doveva prevedere che era già successo e poteva ripetersi, adesso paghiamo un salatissimo dazio. Erroneamente pensavamo, schermati dalla nostra opulenza, di essere intaccabili, di vivere sotto una campana di vetro da cui potevi, asetticamente, osservare il mondo che scorreva sotto i tuoi occhi, con le sue tragedie, illusi che noi non potevamo mai farne parte. Più che combattere il virus, adesso dovremmo lottare contro le nostre abitudini, difficili da scalfire, da modificare, da riadattare, immersi, come siamo, in una società che si muove dentro una rigida dettatura sincrona dei tempi dell’agire, del vivere, del reiterare sempre e tutto, attività ludiche comprese. Non sarà facile.  Attenzione però, perché chi non impara dalla storia (che è sempre stata maestra di vita) è costretta a riviverla, e proprio in queste idi di marzo furono segnalati, più di un secolo fa, i primi casi di spagnola con un bilancio finale di oltre cinquanta milioni di vittime: una pandemia devastante. E se era comprensibile che questo potesse accadere nel 1918, non è accettabile che oggi, 2020, un virus possa mettere a rischio vite umane e bloccare le attività di sessanta milioni di persone, solo nella nostra Nazione. Poi, in queste settimane continueremo ad ascoltare sui media la diatriba su qual è la vera percentuale di pericolosità del virus o quanto, su questa, possa incidere il nostro non essere stati pronti all’emergenza, un colpo al cerchio e uno alla botte di una approssimativa informazione che ha dato il peggio del meglio di sé e vogliamo essere buoni a non scrivere il contrario. La fuga verso il sud (ma di solito non era il contrario?), con scene da “assalto alla diligenza”, è stata la vergognosa sintesi di come una pessima gestione delle notizie, e la loro fuga, possano creare più danni del virus stesso. Adesso però si ricomincia da un mondo che prova a chiudere i battenti al contagio, con tutti noi che dovremmo avere il buon senso di non favorirne la trasmissione, giocatori di calcio compresi. Pertanto, fermiamoci per qualche giorno a riflettere, possibilmente più che sull’aggressività del virus, sui nostri errori del passato e del presente che sono stati tanti, troppi, perché in questo momento siamo noi “i cinesi e gli immigrati” di turno ad essere stati rimandati indietro da tutte le altre nazioni: Africa compresa. Siamo noi, italiani, bianchi, belli e ben vestiti che stiamo affogando nel mare della nostra presunzione che è, insieme all’ignoranza, il peggiore dei mali. Alla fine, vinceremo, ci rassicurano dall’alto, e di questa garanzia ne siamo grati, lo saremo ancor più nel momento in cui sapremo il prezzo finale da pagare che non crediamo che sarà proprio un saldo di fine stagione.

Catania, 9 marzo 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto google immagini Il Sole 24 Ore )

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