Il virus siamo noi.

di Concetto Sciuto

C’è un termine scientifico che, da una settimana a questa parte, oramai crediamo sia stata pronunciato da tutti noi almeno una volta al giorno: sappiamo bene qual è. A provare ad essere un tantino più obiettivi, e appellandoci a quell’ultimo barlume di razionalità che (forse) ci è rimasto, e guardando i danni prodotti fino adesso da una psicosi di massa che si sta espandendo più veloce del virus stesso, forse sarebbe bene mettere in quarantena non solo i potenziali malati, ma tutti quelli che stanno contribuendo ad alimentare un irrazionale modo di affrontare una tra le diverse emergenze sanitarie.

Il problema esiste, è innegabile, d’accordo, ma siamo certi che questa “pandemia” mediatica sia proporzionata ai suoi effetti?

Siamo sicuri che questo martellamento di notizie sempre sul medesimo argomento, senza soluzione di continuità, a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi rete televisiva, sia la modalità giusta di fare informazione per quella che è stata definita dagli esperti (e non da noi) poco più di una semplice influenza di cui, però, ancora non abbiamo il vaccino, quel vaccino che, in ogni caso, non tutti farebbero?

A guardare i freddi, e incontestabili, numeri la risposta può essere una e una sola: No. E allora? Cosa sta succedendo nelle teste di chi sta gestendo questa delicata, quanto potente, macchina chiamata comunicazione? Dovrebbe saperlo bene, chi esercita uno dei più bei mestieri al mondo, che una notizia di tale portata, sprigionata con tutta la forza deflagrante dell’esagerata enfasi usata fino adesso, non viene elaborata da tutti nel medesimo modo, i suoi contenuti potrebbero, e sta già succedendo, essere percepiti in maniera del tutto errata, innescando dei processi d’irrazionale paura che ti fanno dimenticare che l’ottanta percento degli infettati, in soli quarantott’ore, sono già guariti. Per non parlare dell’incidenza della mortalità: “ridicola” pur nella sua drammaticità e in ogni caso su pazienti già affetti da altre patologie.

È chiaro a tutti che c’è una battaglia in corso, non sempre leale e spesso crudele, per la difesa della specie, ma è solo una delle tante tra noi essere sensienti e un organismo che fa parte anch’esso di questo minuscolo granellino di polvere, ossigeno e acqua che ha cominciato a ruotare qualche miliardo di anni fa. Solo rimanendo cauti ma sereni vinceremo anche stavolta, perché, all’incontrario, continuando con questa ansia da notizia a che distanza si trova l’ultimo infettato, ciò che non distruggerà il virus saremmo noi stessi a farlo.  Dove non arriverà lui, penserà il nostro panico a completare l’opera, panico supportato dalla nostra fragilità nella (non) capacità di discernimento tra pericolo reale e pericolo percepito, nel non comprendere la differenza che c’è tra: il contenere la diffusione di un fenomeno e pensare che tutti gli abitanti di un paese, dove si è scoperto qualche caso d’infezione, sono destinati a morte certa, dimenticando quanto possono essere letali altre malattie molto più diffuse e di cui non abbiamo nessuna difesa. E non è il caso per adesso di fare riferimento ai danni economici che tutti pagheremo a caro prezzo. Di questi attendiamo ancora il conto che presto arriverà.

Sana polemica a parte, se volessimo cogliere un aspetto positivo, possiamo dire che, a tutti i livelli dell’ampia scala sociale, stiamo vivendo l’identica esperienza, magari non nuova, forse diversa, ma sicuramente intimamente umana, ma così umana che ci unisce a tutte le latitudini, senza ottuse differenze valoriali, ed è in questi contesti che ci si ricorda dell’inconsistenza nel pensare che ognuno di noi possa valere più di un altro.   Un evento, dunque, che dovrebbe riportarci a quel filo comune che lega tutta la razza umana a due fattori: vita e morte. Oggi siamo costretti a porre l’attenzione più sul secondo aspetto che sul primo. Ed era il caso che si disturbasse un microrganismo acellulare di appena 80nm per ricordacelo?

Catania, 25 febbraio 2020

Concetto Sciuto per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto google immagini urbanpost )

Questo articolo è stato pubblicato sulla pagina on-line su www.sportenjoyproject.com