A proposito di film: potere della pubblicità. Un film brutto come Tolo Tolo di Checco Zalone fa il record d’incassi.

di Tino La Vecchia

Premetto che considero Checco Zalone una persona intelligente, che prima di questo avevo visto quattro dei suoi film e mi sono piaciuti, sia Cado dalle nubi (2009) Che bella giornata (2011) Sole a Catinelle (2013) e un po’ meno Quo Vado (2016). Attirato dalla pubblicità ho accettato la proposta di mia moglie e di mia figlia e ieri pomeriggio, in loro compagnia, ho assistito, in una delle sale del Centro Commerciale I Portali, al pubblicizzato film Tolo Tolo. La mia delusione, e non solo la mia ma dell’intera sala che ha assistito alla proiezione, è stata enorme. I commenti tutti negativi. In verità, secondo il mio punto di vista, si tratta di una dei film più brutti che ho visto negli ultimi dieci anni. Zalone ha cercato di far emergere tre tematiche: L’inefficienza della classe politica italiana, che a buon diritto appare di pessimo livello, il disagio esistenziale e il tema centrale dei migranti. I tre temi sono male amalgamati, i primi due sono affrontati in maniera superficiale, riguardo al terzo Zalone assume una posizione ambigua, testimoniata da battute in contrasto tra di loro. Nel complesso viene fuori una modestissima parodia. Il primo tempo assolutamente scialbo, migliore il secondo, pur non uscendo fuori dalla mediocrità.

Per i pochi che non lo sapessero faccio presente che l’Italia iniziò la sua opera di colonizzazione nel 1882 acquistando dalla Compagnia Rubattino, che a sua volta l’aveva acquistata nel 1869, la Baia di Assab, un pezzo di terra sperduta nel Mar Rosso. L’opera di colonizzazione italiana continuò durante L’età giolittiana con la conquista della Libia e dopo l’avvento del fascismo. Da lunghi decenni Francia, Inghilterra e Olanda sfruttavano le Colonie, cosa che non fece l’Italia. In ogni caso si trattava di un periodo storico particolare e la colonizzazione ruotava su interessi economici. Nulla a che vedere col problema attuale. Pertanto, appare assolutamente fuori luogo la voce di Mussolini mescolata in un groviglio di riprese insignificanti che mostrano un villaggio africano.

Del film salvo solo la breve parodia di Nichi Vendola e il personaggio politico che rappresenta una chiara allusione a Di Maio. Qualche battuta è banale, altre scontate, azzeccata, però, una battuta iniziale quando il ragazzo africano cita la letteratura ma sbaglia a chiamare l’acido ialuronico e Zalone gli dà dell’ignorante dicendo che conoscere quel tipo di crema per la pelle costituisce la base della cultura. La battuta è lo specchio di una società sempre più vanesia, superficiale e priva di valori.

Catania,  3 gennaio 2020

Tino La Vecchia per Sport Enjoy Project Magazine

( fonte foto google immagini amica.it )

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