Sono cose che a una squadra di calcio succedono in media una volta ogni dieci anni, ma succedono. Il Catania per tutto il secondo tempo costringe l’Akragas a difendersi, costruisce e puntualmente sciupa almeno dieci palle gol, si vede annullare una rete per un fuorigioco dubbio, colpisce con Di Grazia un clamoroso incrocio dei pali e a due secondi dalla fine subisce l’incredibile furto da parte dell’Akragas.
Non si tratta di cercare alibi ma questa squadra da tre anni a questa parte sembra perseguitata da un’incredibile sfortuna che in maniera cinica continua ad accanirsi e a divertirsi.
Tanto per essere chiari: la tipologia di partita che si è svolta domenica sera al Massimino, sotto una pioggia battente e fastidiosa, novantacinque volte su cento si conclude con la vittoria per due o più reti di scarto della squadra che ha dominato, quattro volte sullo zero a zero e una, sola una volta su cento, con la beffa che favorisce gli ospiti. Ebbene, il Catania avrebbe meritato di vincere per tre reti a zero, invece ha perso.
Dopo quarantacinque minuti pieni di nulla, con le due squadre che non hanno effettuato nemmeno un tiro in porta, né uno straccio d’azione che meriti di essere ricordata, subito in avvio di ripresa il Catania ha chiuso l’Akragas in area di rigore. Ci hanno provato Paolucci, Biagianti, Fornito, Bastrini, e soprattutto Di Grazia che, oltre ad aver centrato un clamoroso incrocio dei pali a portiere battuto, ha messo Calil in condizione di segnare a porta vuota e questo in effetti Calil si stava accingendo a fare, sennonché il terreno come una saponetta, che ha penalizzato oltre misura il Catania, ha tradito l’attaccante rossoazzurro il quale calciando è scivolato e nella caduta, col fianco, ha tolto la palla a venti centimetri dalla porta impedendole di varcare la linea fatale. Roba da non crederci.
Il Catania ha anche segnato con Calil, pronto a ribattere in rete una respinta di Pane ma Pagliardini di Arezzo, chissà perché, ha annullato per fuorigioco senza esitare. Magari avrà avuto ragione, ma spesso il Catania ha subito reti irregolari che sono state convalidate.
Insomma, per il Catania i primi venti minuti della ripresa sono stati di fuoco, la squadra ha giocato benissimo, ha prodotto azioni pregevoli a ripetizione ma un Pane superlativo (così si chiama il portiere ospite), il campo scivoloso e un enorme quantitativo di sfortuna hanno impedito ai rossoazzurri di segnare almeno tre reti che avrebbero ampiamente meritato.
Poi ci ha messo qualcosa di suo (in negativo) l’allenatore Pino Rigoli che, fra l’incredulità generale, ha fatto uscire Di Grazia, in assoluto il migliore in campo, sostituendolo con Russotto. Da Andrea ad Andrea non è stata la stessa cosa. Russotto non ha demeritato, ma il Catania, che, sulla fascia destra aveva mandato in confusione i difensori ospiti, ha perso di intensità, “bombardando” di meno il fortino dell’Akragas. Poi Rigoli (una serataccia per lui con scelte davvero infelici e soprattutto sfortunate) ha mandato in campo Piscitella, il quale si è dato un gran da fare, e i rossazzurri hanno costruito altre tre chiare palle gol. Sfortuna per Rigoli e ironia della sorte la più nitida è capitata sui piedi di Piscitella che da due passi ha preso la mira… e ha calciato di piatto incredibilmente fuori.
L’ultima sostituzione, la più logica, visto il campo pesante (doveva essere effettuata molto prima) ha visto l’ingresso in campo di Anastasi al posto di Calil. Nemmeno a farlo apposta la sorte maligna ha voluto che proprio Anastasi diventasse l’involontario artefice del furto operato dall’Akragas ai danni del Catania.
Si stava per consumare l’ultimo dei quattro minuti di recupero. Gli infreddoliti sostenitori dell’Akragas invocavano la fine imitando il triplice fischio, pronti ad esplodere di gioia per l’immeritato punto strappato al Catania, ancora impauriti perché un minuto prima gli etnei avevano sciupato l’ennesima palla gol con il pallone che attraversava l’intera linea di porta non entrando.
Ebbene, con l’arbitro pronto a decretare la fine i rossazzurri crossavano in area l’ultimo pallone nella speranza di cogliere quella sacrosanta vittoria che avrebbero strameritato. Il pallone veniva crossato al centro per Anastasi che non ci arrivava, la sfera, forse spizzicata di nuca, all’indietro, dall’attaccante etneo, forse rinviata nel contrasto aereo da un difensore agrigentino, arrivava a Zanini che, lasciato libero di calciare, da fuori area, coglieva l’angolino basso alla sinistra di Pisseri.
Mancavano appena due secondi alla fine, quelli necessari per decretare il triplice fischio finale.
Catania, 26 settembre 2016
Tino La Vecchia per Sport Enjoy Project Magazine
( fonte foto Francesco La Rosa per Sport Enjoy Project Magazine )